Con un’intervista ad Alessandro Arena, vicepresidente dell’associazione Tre60Lab, raccontiamo la riqualificazione urbana attraverso la voce di chi l’ha realizzata. Il progetto M.U.R.U. sul lungomare di Torrenova sta per essere inaugurato
Ogni tanto è bello scrivere di storie che ci lasciano dentro una luce di speranza per il futuro.
Un’iniziativa pregevole è stata ideata e realizzata dall’associazione Tre60Lab, all’interno di un programma comunale di riqualificazione urbana, sul lungomare di Torrenova, località in provincia di Messina.
Il progetto M.U.R.U. (Menti Unite Riqualificazione Urbana) nasce da un bisogno: sanare le aree degradate di un luogo e renderle più belle attraverso l’arte, per ricostituire l’identità della popolazione locale e fornire nuovi luoghi di aggregazione sociale.
La riqualificazione urbana generalmente viene condotta in cooperazione con gli enti locali, ma nasce in primo luogo dalla necessità di coloro che la abitano. Ed è proprio questo il punto più interessante, chi meglio di chi vive quotidianamente un luogo sa in che modo può essere migliorato?
Si tratta di un lavoro antropologico a tutti gli effetti, che parte da un’idea fortemente legata e connessa al recupero dei rapporti di socialità e solidarietà tra abitanti, e che si sviluppa con interventi tangibili sul territorio.
La necessità di riqualificare una piazza o una strada non rimane quindi fine a se stessa. Si accompagna con il desiderio di vivere le pratiche di una città in maniera più sicura e confortevole, dove le “terre di nessuno” vengono sostituite dai valori in cui la comunità, piccola o grande che sia, si riconosce.
È un privilegio poter raccontare questa storia attraverso le parole del vicepresidente dell’associazione Tre60Lab, Alessandro Arena, che ha spiegato nel dettaglio gli interventi sul lungomare di Terranova: “Noi, come associazione che proviene da realtà differenti, nel progettare gli interventi non partiamo da un’idea che in seguito esportiamo sul luogo, ma l’idea si sviluppa in base a quello che vediamo in quel posto. È a tutti gli effetti una visione, che è prettamente locale“.
“Il progetto di M.U.R.O a Torrenova è stato elaborato osservando la piazza enorme del lungomare con l’aiuola in cemento, e ci siamo detti: “Ma perché non rivestirla con degli steli di legno?”. Non è stato un lavoro difficile, ma la differenza è che adesso l’aiuola si vede. Poi, con la collaborazione di un agronomo, abbiamo piantato delle erbe aromatiche che rispecchiassero il Mediterraneo e tutti i suoi sapori ed odori”.
Oltre all’abbellimento della piazza tramite le piante aromatiche, è stato realizzato un murales. Alessandro ci racconta la storia: “La scelta del soggetto è stata elaborata, non volevamo che fosse troppo di rottura con l’identità del paese. È importante che le persone capiscano quello che stiamo facendo”.
“Ci erano arrivate voci, da parte degli abitanti di Torrenova, che un capodoglio negli anni ’70 si era spiaggiato davanti alla piazza. All’inizio sembrava una leggenda, ma una signora ci ha mostrato le foto degli anni ’70 che raffiguravano molte persone intorno al capodoglio spiaggiato. Allora abbiamo fatto le foto delle foto, e lo street artist incaricato di eseguire il murales ha proiettato l’immagine sul muro e portato a termine il lavoro”.
Ma questo di Torrenova è solo la punta dell’iceberg degli interventi dell’associazione. Dal 2015 il collettivo si è impegnato per “riqualificare e promuovere il territorio locale, creando un collegamento tra passato e futuro, e rivendicando la propria identità e l’appartenenza alla propria terra”.
Gli abitanti dei paesi hanno reagito “inizialmente con diffidenza, perché è difficile credere che il lavoro venga fatto senza retribuzione, è più facile pensare che alle spalle ci sia un profitto. Ma in seconda battuta si sono stupiti ed entusiasmati, e c’è stata anche una buona adesione di volontari da parte dei cittadini”.
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Inoltre Alessandro ci tiene a sottolineare: “Noi non accettiamo lavori su commissione, l’intento è di fare qualcosa che appartenga al luogo. In ogni paese c’è qualcosa di interessante da far emergere, e se non la si trova immediatamente, si scava e si cerca”.
Quindi dopo Torrenova ci saranno altri ed altri progetti da portare avanti ed altri paesi su cui lavorare, acquisendo prima di tutto la consapevolezza di ciò che un luogo rappresenta per chi lo abita. Le iniziative “realizzate dall’alto” spesso sono poco funzionali, perché partono da progetti che sono troppo lontani dalla realtà locale, e finiscono per essere imposti, creando di conseguenza una frattura tanto sottile quanto profonda con la popolazione del luogo.
La riqualificazione urbana è un concetto recente, a cui si guarda spesso con ammirazione ma al contempo con distanza, perché “è troppo difficile” credere che da iniziative private possano svilupparsi dei cambiamenti reali.
La risposta la dà Alessandro: “Nella riqualificazione urbana ciò che importa è partire dalle idee e non dai soldi; con pochi soldi puoi fare molte cose, e con un po’ di creatività puoi recuperare la tua piazza. Ciò che importa è fare. Il fare unisce le persone; il fare annulla le posizioni rigide, perché ti mette di fronte alla necessità di risolvere un problema, è da lì ogni singola umanità emerge; il fare unisce le generazioni; si trovano tanti equilibri sani nel fare”.