Green pass pubblicati su piattaforma web, il GPDP avvia un’indagine

Il Green pass diventa ulteriore strumento per sottrarre i dati personali. Il Garante per la privacy lancia l’allarme

green pass
Sentidos Humanos (unsplash)

Non si sa ancora come sia potuto succedere. Fatto sta che in un comunicato stampa del 20 novembre 2021, il Garante per la privacy avverte che sul web sono stati diffusi i Green pass, facilmente scaricabili ed individuabili da un portale di sharing di cui non ha riferito il nome.

Questo grave fatto illecito ha immediatamente fatto scattare un’indagine della Guardia di Finanza per capire in che modo questi dati siano finiti in rete, e sono stati sottratti gli archivi del sito incriminato.

Si parla a tutti gli effetti di frode tecnologica. Perché il fatto è così grave? Innanzitutto sussiste la questione della privacy. Non ci dimentichiamo che per questioni di riservatezza sui dati personali le aziende, sia pubbliche che private, controllano il Green pass del lavoratore, ma non possono in alcun modo trattenerne i dati.

Infatti tutti i giorni ogni lavoratore è costretto a reiterare il controllo, che da una parte può sembrare fastidioso, ma all’atto pratico è una tutela del fatto che dopo la verifica il Green pass viene cancellato dagli archivi informatici dell’azienda.

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In secondo luogo probabilmente la diffusione dei pass sul web, e la possibilità di chiunque di scaricarli sul computer personale, è un sistema per avviare le contraffazioni del passaporto Covid.

In ultima battuta, ma non per questo meno grave, i dati sul Green pass sono l’ultima (in termini cronologici) merce preziosa che le aziende potrebbero utilizzare a fini commerciali. Quindi, da qualunque punto di vista viene osservata, la pubblicazione dei Green pass sul web è un illecito importante con conseguenze potenzialmente gravi.

Il Garante per la privacy ha lanciato l’allarme alle autorità giudiziarie ed investigative, ma in parte il danno è stato già compiuto. Si attendono gli sviluppi delle indagini.

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