Può capitare che il proprio datore di lavoro non si attivi per pagare la tredicesima. Come bisogna affrontare questa evenienza?
La tredicesima mensilità è dovuta ai lavoratori dipendenti alla fine dell’anno solare. E’ un assegno aggiuntivo divenuto obbligatorio a favore di lavoratori subordinati sia a contratto indeterminato che determinato. Viene tassata regolarmente come la mensilità ordinaria. Di norma viene accreditata a dicembre ma date di arrivo delle tredicesime non sono uguali per tutti. L’accredito, infatti, varia in base alla categoria di appartenenza. I dipendenti pubblici, ad esempio, la ricevono verso il 20 dicembre.
Nel settore privato, invece, non c’è una data precisa ma solitamente viene corrisposta prima di Natale. All’interno poi delle varie categorie in base al contratto collettivo nazionale di lavoro si stabilisce la data entro la quale versare la tredicesima. Tuttavia, può accadere che il datore di lavoro non si attivi per versare la tredicesima ai suoi dipendenti. In tal caso, la prima cosa che può fare il dipendete per rientrare nel suo diritto è inviare un sollecito ad adempiere.
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Il sollecito può essere inviato tramite raccomandata o posta elettronica certificata. E’ un modo bonario per chiedere al datore di lavoro il rispetto delle spettanze. Nel caso in cui il sollecito non portasse alcun esito positivo, bisogna rivolgersi alla Direzione del lavoro del territorio. In tal modo si attiverà l’Ispettorato del lavoro che indagherà per approfondire i comportamenti dell’impresa verso i lavoratori. L’ipotesi ulteriore e più estrema è il decreto ingiuntivo che porterà ad un contenzioso con l’azienda.
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La tredicesima è stata introdotto per la prima volta negli anni ’20 come gratifica natalizia per il solo settore industriale e soltanto per gli impiegati. Era, inoltre, a scelta del datore di lavoro. E’ divenuta poi obbligatoria verso i dipendenti sia pubblici che privati a partire dal 1960 dopo lunghe lotte dei lavoratori.