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Partite Iva: dal 2022 novità sulla fatturazione

La svolta in arrivo nella prima metà dell’anno prossimo per i regimi forfettari: l’obiettivo rimane la lotta all’evasione

(Pixabay)

La lotta all’evasione è sempre al centro degli obiettivi del Governo e dell’Unione Europea. In particolar modo, gli occhi sono puntati specie sull’Iva, di gran lunga l’imposta più evasa. Lo strumento attraverso il quale si cerca di far emergere operazioni evase è sempre quello di fare in modo che si fatturi di più. Per questo motivo il Governo ha deciso di fare un passo avanti per il 2022 per le Partite Iva.

Fatture elettroniche anche per i minimi

(Pixabay)

Si tratta dei regimi forfettari che fino ad oggi godono ancora dell’assenza dell’obbligo di fatturazione elettronica. Dall’inizio del 2022, se gli ultimi passaggi istituzionali si completeranno come previsto, anche le Partite Iva a regime forfettario avranno l’obbligo di fatturazione elettronica. I comitati tecnici dell’Unione Europea hanno già dato il via libera. Si attende l’ultimo passaggio istituzionale per la definitiva approvazione: il sì del Consiglio Ue.

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L’allargamento è giustificato dai risultati della fatturazione elettronica. Quest’ultima, da quando è in vigore, ha permesso allo Stato italiano di recuperare 2 miliardi di euro di Iva. Inoltre, lo strumento ha facilitato anche i controlli che sono stati più efficaci. Il recupero di soldi evasi da quando è in vigore la fattura elettronica è di 945 milioni di euro soltanto di Iva in termini di falsi crediti dichiarati. Inoltre, con i controlli sono stati individuati giri di false fatturazioni del valore di 1 miliardo tra il 2019 e il 2020.

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L’estensione ai forfettari potrebbe comportare maggiori costi per questi ultimi. Tuttavia, sul documento presentato al Consiglio Ue dall’Italia si scrive che “l’Italia ha messo gratuitamente a disposizione diverse soluzioni per la preparazione e il trasferimento delle fatture elettroniche, come un pacchetto di programmi destinati a essere installati su computer e un’applicazione per i dispositivi mobili”.

Pubblicato da
Marcello Pelillo