Da Altreconomia arriva un interessante focus di ReCommon che riguarda un editoriale a firma Antonio Fallico apparso sul Sole 24 Ore e che è in realtà un manuale di come le grandi istituzioni bancarie con evidenti interessi nell’economia del combustibile fossile riescano a mentire spudoratamente
Fallico è presidente di Banca Intesa Russia e sulle pagine dell’edizione del 14 dicembre scorso del Sole 24 Ore, il suo editoriale ha come sottotitolo la seguente frase: “ciò che si possono permettere i paesi ricchi è un lusso per quelli poveri. Bisogna imparare a conciliare esigenze diverse”.
A noi come a Simone Ogno di ReCommon (così come riportato da Altreconomia) sembra quantomeno divertente che qualcuno così tanto inserito nei rapporti tra Italia e Federazione russa, proprio nel settore dell’energia e in particolare del gas, tenti di ergersi a saggio, e parli di cosa si potrebbe fare per contrastare il cambiamento climatico.
E infatti Ogno di ReCommon scrive: “Nel commento ospitato da Il Sole 24 Ore è innanzitutto il linguaggio super partes a stupire, quasi come se la crisi climatica in corso non abbia alcune legame con i prestiti, le sottoscrizioni e gli investimenti della finanza nei settori industriali climalteranti, a partire dai combustibili fossili“.
Tra l’altro, ricorda sempre Ogno, Intesa San Paolo è riuscita a ricevere il titolo di banca nemica del clima numero 1 in Italia, a causa degli investimenti miliardari che avalla ad aziende che si occupano di industria del carbone, del petrolio e del gas.
In un report a firma ReCommon e Greenpeace Italia del 27 di aprile 2021, vengono riportate le cifre di questi straordinari investimenti, e si sottolinea come continuare a finanziare questo genere di attività rallenti ulteriormente il percorso già accidentato che ci troviamo a dover imboccare per evitare di distruggere definitivamente il pianeta.
E non può passare inosservato nel commento pubblicato sul Sole 24 Ore come Fallico riesca a suggerire implicitamente che in realtà la decarbonizzazione non sia il modo migliore per combattere il cambiamento climatico annegandolo in una lista di altri comportamenti. Tra questi quello che la Russia potrebbe provare a fare, probabilmente più come cortina fumogena che come impegno concreto: la riforestazione. Ma non una riforestazione del proprio territorio. Sarebbe troppo facile.
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Con le delegazioni dei popoli originali che hanno partecipato alla Cop26 di Glasgow e che hanno definito i meccanismi di compensazione che si stanno studiando come “neocolonialismo”, questo suggerire una conciliazione di “esigenze diverse” perché nei Paesi poveri (questo è quello che tra le righe dice Fallico) non si possono permettere la decarbonizzazione, serve in buona sostanza a continuare a coprire e ad ammantare di positività quei rapporti che sono in realtà solo ed esclusivamente economici, e che si basano sul gas e sul carbone. Gas e carbone che dobbiamo necessariamente abbandonare in favore di energie che non ci mettano con l’acqua alla gola.