Grazie al lavoro di Legambiente, con la Comunità Energetica e Solidale di Napoli Est e il Comune di Ferla, nasce la Rete delle Comunità Energetiche, un progetto con grandi potenzialità e facilmente implementabile su tutto il territorio nazionale per ridurre l’inquinamento e contrastare la povertà energetica
La Rete, come si legge nel comunicato stampa di presentazione, si pone come obiettivo “la creazione di un’alleanza dal basso per la lotta alla povertà energetica grazie alle rinnovabili, rendendo da un lato le comunità protagoniste della giusta transizione ecologica e del rilancio del sistema energetico italiano, dall’altro promuovendo la nascita di processi di economia civile in grado di aiutare le comunità a ridurre le disuguaglianze e aprire virtuosi processi economici, civili e sostenibili“.
La rete crea “un modello energetico diffuso” che ha al suo centro “l’autoproduzione e l’autoconsumo di energia elettrica” proveniente da fonti rinnovabili. Con questo progetto, si legge ancora nel comunicato stampa, si riesce ad avere un risparmio in bolletta per un’utenza domestica e condominiale anche del 25% e per gli altri utenti, quindi piccole e medie imprese, scuole, distretti artigiani, altri settori, un risparmio fino al 20%.
Riuscire a poter mettere in rete l’energia elettrica prodotta in maniera tale da abbattere alla fonte il costo delle bollette contribuisce a ridurre quella che è diventata una nuova forma di povertà: la povertà energetica, che si è aggravata con la pandemia.
Povertà energetica non significa soltanto seria difficoltà a far fronte alle bollette, significa anche dover molto spesso decidere se accendere o meno il riscaldamento oppure vedersi costretti ad utilizzare sistemi vecchi e pericolosi. Il progetto che si è venuto a creare di comunità energetiche solidale a Napoli est è un esempio di cosa si possa fare con le rinnovabili.
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“Le C.E.R.S (Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali ndr)” ha dichiarato Katiuscia Eroe, Responsabile Energia di Legambiente, “sono un metodo democratico, sicuro e pulito di approvvigionamento energetico a cui va riconosciuto un importante ruolo da traino anche in altri settori: da quello dell’efficienza a quello della mobilità, da quello degli accumuli alla gestione dei flussi energetici. Puntare sulla realizzazione di queste realtà significa portare nei territori occasioni di sviluppo e innovazione, supportando la nascita di esperienze solidali in grado di rispondere direttamente alle esigenze dei territori”.
E le rinnovabili sono anche un potenziale trampolino per l’occupazione. Prendendo per esempio il solare, se venissero incentivati gli impianti domestici si avrebbe infatti sicuramente un aumento nel numero di addetti alla produzione dei pannelli, al loro montaggio, al controllo e alla manutenzione dei sistemi. Certo, i grandi produttori di energia guadagnerebbero un po’ meno se iniziative simili si diffondessero. Ma non ce ne dispiaceremmo troppo.