Come riportato da ISDE, diverse Associazioni europee hanno presentato a Bruxelles un rapporto con una valutazione preliminare dei famosi Piani Strategici Nazionali che dovrebbero comporre la nuova Politica Agricola Comune, PAC, a partire dal 2022. Secondo quanto riportato nelle schede di approfondimento siamo in realtà di fronte non tanto a degli eco–schemi ma ad una enorme eco–truffa
In generale, le valutazioni fatte dalle associazioni europee BirdLife, EEB e WWF Epo bocciano gli eco-schemi proposti dagli Stati membri in quanto di gran lunga al di sotto delle aspettative e quindi inefficaci nell’avviare una vera transizione ecologica dell’agricoltura in Europa. Parlando di numeri, il 41% dei piani presentati non è assolutamente allineato con i principi di tutela ambientale e contrasto ai cambiamenti climatici, un altro 40% è quasi totalmente da riscrivere per essere efficace e solo il 19% ha una probabilità di raggiungere gli obiettivi ambientali apertamente dichiarati. Stranamente proprio quei progetti che potrebbero avere risultati migliori dal punto di vista della tutela ambientale sono quelli che hanno i finanziamenti più esigui.
Se venissero portati avanti gli eco-schemi così come sono stati esaminati da questo team di associazioni europee, cui ha partecipato per l’Italia #CambiamoAgricoltura, saremmo di fronte ad una gigantesca eco-truffa e ad una serie di eco-frottole.
Sul sito di ISDE è possibile anche consultare una scheda di approfondimento dedicata proprio a come si dovrebbe redigere un eco-schema efficace e una seconda scheda di valutazione che pone l’accento sugli schemi italiani.
Si tratta di 7 schemi che però, come si legge nelle poche righe introduttive, sono dedicati a obiettivi ambientali condivisibili “ma nei fatti tecnicamente troppo generici e in alcuni casi del tutto inadeguati per poter raggiungere con efficacia l’obiettivo dichiarato“.
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Prendiamo come esempio il primo punto della scheda dedicata ai Piani dell’Italia: ridurre impiego antimicrobici in zootecnia. Lo eco-schema prevede un pagamento che viene collegato al calo dei consumi di antimicrobici rispetto all’anno precedente, ma non si parla in nessun modo serio e concreto di benessere degli animali e non ci sono incentivi per la zootecnia estensiva.
Guardando invece alla tutela della biodiversità e del paesaggio, dall’analisi risulta che lo eco-schema “è troppo generico senza indicazioni di chiari obiettivi di tutela di habitat e specie (ad esempio per la tutela dell’avifauna degli agroecosistemi e degli insetti impollinatori) e non fissa un obiettivo minimo per le infrastrutture verdi (siepi, filari, piccole zone umide, muretti a secco, ecc.)“.
Siamo di fronte un’altra volta a proclami farciti di tutta una serie di termini che dovrebbero servire a tenere buona la maggior parte della popolazione ma senza andare effettivamente ad intaccare i guadagni delle grandi lobby, né tantomeno andando a cercare di trovare un miglior compromesso tra produzione e benessere ambientale e animale. Con la PAC scritta in questo modo i soldi andranno dove sono sempre andati e saremo noi come consumatori finali e come abitanti del pianeta a pagarne le conseguenze.