La pensione di reversibilità è automatica per il coniuge superstite, ma nel caso in cui il pensionato ha altri matrimoni alle spalle?
La pensione di reversibilità è una forma pensionistica rilasciata ai superstiti del pensionato deceduto per poter assicurare loro un pari, o quasi, livello di vita. In ogni caso si ottiene con un numero minimo di anni di contribuzione da parte dell’ex lavoratore.
Infatti si distingue la pensione indiretta, in cui il lavoratore che ha versato i contributi non è ancora pensionato, e la pensione di reversibilità, dove il defunto era già in pensione al momento del decesso.
I principali beneficiari della pensione di reversibilità sono i coniugi ed i figli. Per i primi la pensione è percepita per tutta la vita, salvo che il coniuge non contragga nuove nozze. Per quanto riguarda i figli al contrario, è importante il mantenimento. Devono essere minorenni, o maggiorenni iscritti a corsi di avviamento professionale o università. Nel primo caso il limite di età sono 21 anni, nel secondo 26.
Nel caso in cui il soggetto deceduto abbia alle spalle più matrimoni, la pensione andrà divisa tra i coniugi superstiti. E’ importante innanzitutto che nessuno abbia contratto altro matrimonio, e che l’ex coniuge prendesse dal pensionato una somma di mantenimento per sé e per eventuali figli.
Leggi anche: Digitale terrestre: questi canali spariranno dal 3 gennaio
Leggi anche: Inps: brutta sorpresa per molti dal 1° gennaio
Importanti per la divisione tra coniugi è la durata del matrimonio e della convivenza. Il secondo fattore, in caso di divorzio è più importante del primo. Ad esempio, se un matrimonio, tra la celebrazione delle nozze è durato 7 anni, di cui 4 di convivenza e 3 per portare a termine il divorzio, i 4 anni saranno conteggiati maggiormente dei 7 totali. Con la legge Cirinnà 2016 le unioni civili sono equiparate ai matrimoni anche per la reversibilità