I ricercatori della Dornsife School of Public Health dellaDrexel University hanno dimostrato che il servizio nei ristoranti ha inciso molto sui contagi
Il ristorante è una delle mete preferite della middle class occidentale. Durante i lockdown, in seguito a sondaggi d’opinione, aperitivi e cene fuori sono state tra le privazioni più sofferte dai cittadini. Ma per le specifiche stesse dello stare nel ristorante al chiuso, è evidente che alcune restrizioni sono necessarie, tra cui il distanziamento tra i tavoli ed un numero massimo di persone allo stesso tavolo.
Dopo mesi di chiusura, almeno in Italia, le attività di ristorazione hanno ripreso alla grande, specialmente con il passaporto vaccinale, che, a detta di chi lo ha emesso, garantisce almeno una parziale resistenza al virus. Ed allora si è ritornati ai livelli di affollamento simili al prepandemia. Ma il picco dei contagi a cui si sta assistendo in questi giorni sta dimostrando che da solo, il passaporto vaccinale non garantisce l’immunità.
È necessario portare avanti altre accortezze, come l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, quali sono le mascherine, che infatti ora sono ricomparse nelle strade. Ovviamente, mentre si consuma un pasto è impossibile tenere la mascherina sul volto, per cui altre regole sono state introdotte nei ristoranti, ma forse non sono state abbastanza.
Uno studio appena pubblicato su Epidemiology, riportato da un articolo de “Il fatto alimentare”, racconta come i ricercatori della Dornsife School of Public Health della Drexel University abbiano analizzato che cosa è accaduto in 11 grandi città americane, tra le quali Atlanta, Filadelfia e Dallas, dove tra marzo e ottobre del 2020 è stato vietato il servizio al chiuso nei locali per almeno sei settimane consecutive. I risultati sono stati confrontati con dati derivanti da altre città dove non era stata varata questa misura.
Ne è risultato che nelle zone con il divieto di consumare pasti al chiuso, l’incidenza di contagio è stata del 61% inferiore alle altre. Ovviamente nel 2020 ancora non esisteva il Green Pass né un piano vaccinale a tappeto, ma i criteri di valutazione dello studio si sono concentrati sui fattori di sicurezza di un ristorante al chiuso. Ad esempio, in assenza di mascherine è essenziale che la ventilazione di un luogo sia corretta ed assicurata, quanto allo stesso modo devono esserlo i distanziamenti tra i tavoli.
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Anche se lo studio è statunitense, queste riflessioni si possono riportare anche nel contesto nostrano, dove il “mangia e bevi” è tra le attività predilette dagli italiani. In un Paese come l’Italia, dove le temperature esterne non sono così rigide, è un buon consiglio privilegiare gli spazi all’aperto per consumare i pasti. Le amministrazioni locali, in virtù della pandemia, hanno consentito un utilizzo straordinario degli spazi pubblici per mettere tavoli e non penalizzare il commercio nel settore ristorazione.
Quindi, in sostanza, come emerge dallo studio, i ristoranti al chiuso sono tra i luoghi più a rischio per essere contagiati. Bisogna tenere alte le antenne ed osservare le precauzioni necessarie, talvolta imposte dalla legge, e talvolta semplicemente dettate dal buon senso.