Legambiente, nella figura del suo presidente Stefano Ciafani, si è espressa sulla Legge di Bilancio appena varata dal Governo Draghi. La valutazione dell’associazione ambientale è di una legge che in realtà riflette quanto il Governo abbia una posizione contraddittoria nei confronti della necessaria transizione ecologica ed energetica che il nostro Paese deve affrontare
Una mancanza di coraggio con misure poco incisive e uno squilibrio con sostegni, di nuovo, alle fonti fossili. Nell’intervento di Ciafani non tutto ciò che è stato inserito nella Legge di Bilancio viene valutato negativamente ma comunque si sottolinea come si sarebbe dovuto fare di più: “il 2022 sarà un anno cruciale per il nostro Paese che dovrà spendere le risorse europee per attuare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e al tempo stesso dovrà definire una nuova politica climatica“.
Tra le, aggiungiamo noi poche, iniziative positive riscontrate da Legambiente nella Legge di Bilancio c’è il fondo per il clima, alcune norme introdotte per la scuola e per la tutela degli animali. Per quello che riguarda la scuola, Legambiente guarda con positività al potenziamento del personale mentre critica il fatto che non si stia cercando di trovare un sistema efficace per ridurre in maniera concreta il numero degli alunni per classe. Carente la manovra anche dal punto di vista del trasporto scolastico.
Positiva la notizia riguardo la chiusura totale entro il giugno del 2022 di tutti gli allevamenti degli animali da pelliccia e l’introduzione del fondo contro il randagismo nonché i fondi a sostegno dei rifugi per animali nei comuni in predissesto o in dissesto finanziario. Anche per gli animali si poteva fare di più, per esempio evitando la deroga alla direttiva comunitaria che avrebbe dovuto impedire di liberare, soprattutto a fini economici, nei corsi d’acqua italiani specie alloctone, ovvero non naturalmente presenti negli ecosistemi.
Guardando alle tematiche del clima e dell’energia, buono che sia stato approvato l’emendamento di De Pretis e Girottos per impedire il finanziamento a progetti di sequestro e stoccaggio del carbonio come pure è positiva l’istituzione del fondo per il clima gestito da Cassa Depositi e Prestiti che avrà a disposizione 840 milioni l’anno a partire dal 2022 e fino al 2026 e poi 40 milioni l’anno a partire dal 2027. Si tratta questo di un fondo rotativo con cui in Italia cerca di soddisfare gli impegni presi con l’accordo di Parigi.
Ciafani analizza anche quanto fatto riguardo rincaro delle bollette ma commenta che serve una misura strutturale. Secondo Legambiente quindi occorre non solo eliminare del tutto gli oneri di sistema impropri ma anche investire realmente nelle rinnovabili e nell’efficientamento energetico, che può portare entro il 2030 a un’effettiva riduzione dei consumi del 50% in tutti gli edifici. Una riduzione dei consumi che può passare anche attraverso il famoso super bonus al 110% che però per Legambiente deve essere migliorato, reso più equo e giusto e soprattutto attento ai ceti più deboli.
La critica più forte viene ai sussidi alle fonti fossili che, con codardia, continueranno ad esistere: si tratta, secondo le stime di Legambiente, di 34,6 miliardi di euro. “Riteniamo che dei 34,6 miliardi di euro ben 18,3 miliardi di euro siano eliminabili entro il 2025, cancellando i sussidi per le trivellazioni, i fondi per la ricerca su gas, carbone e petrolio, ma anche intervenendo sul diverso trattamento fiscale tra benzina gasolio, gpl e metano, sul meccanismo di Capacity Market per le centrali a gas e l’accesso al superbonus per le caldaie a gas. Le mancate scelte in campo ambientale rappresentano anche risposte mancate alla crisi sociale che milioni di cittadini stanno vivendo“.
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Una cifra eccessiva che diventa davvero enorme se paragonata ai miseri 50 milioni di euro previsti per esempio con il fondo per la strategia di mobilità sostenibile per la lotta al cambiamento climatico che tra l’altro verrà attivato solo nel 2023.
Bene ma non benissimo quindi e di nuovo poco coraggio nell’imboccare una strada che possa davvero portarci lontano dalle fonti fossili e più vicino a un sistema di vita, produttivo e di consumo quindi, davvero più sostenibile non solo per far fronte ai rincari delle bollette oggi ma per affrontare come sistema paese l’emergenza climatica.