Per ora le mascherine, sia chirurgiche che Ffp2, hanno ricevuto il benestare dell’Agenzia francese per la sicurezza alimentare
Purtroppo nelle situazioni critiche è necessario scegliere il male minore. In Europa le mascherine sono comparse ormai 2 anni fa, e diventate oggetto quotidiano da non dimenticare a casa. Il timore del contagio da Covid le ha rese dispositivi indispensabili per la sicurezza personale ed altrui. Oltre al fatto che da qualche settimana, in molte città, è tornato l’obbligo di indossarle anche all’aperto.
Per cui non c’è da stupirsi se sono aumentate le ricerche scientifiche che esaminano gli effetti sul corpo umano dell’insossare per lungo tempo la mascherina. L’Anses, Agenzia francese per la sicurezza alimentare, ha esortato la pubblicazione di ricerche sui possibili effetti collaterali dell’uso prolungato nel tempo delle mascherine. “Il Fatto alimentare” riporta le conclusioni dell’Agenzia.
In sintesi, le ricerche sono state condotte distintamente sulle chirurgiche e sulle Ffp2. Le prime sono state analizzate con lo scopo di verificare l’eventuale presenza di sostanze tossiche inalate o assorbite per contatto con la pelle. Il risultato è stato che nella maggior parte di esse ci sono diossine, furani, PCB-DL (cioè policlorobifenili simili alle diossine) e composti organici volatili. Le concentrazioni non sono tali da destare preoccupazione, anche se, per il poco tempo concesso, non sono state condotte prove di rilascio.
Per ora non è ancora chiaro se le sostanze tossiche rinvenute siano dovute a specifici prodotti o se il discorso può essere esteso a tutte le mascherine chirurgiche. In attesa che si compiano esami più approfonditi, l’Agenzia incita le aziende produttrici a fornire informazioni il più dettagliate possibile su coloranti o altri additivi potenzialmente dannosi presenti nei prodotti.
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Per quanto riguarda le Ffp2, esiste un precedente. Lo scorso aprile in Canada molte Ffp2 sono state ritirate dal commercio per presenza di grafene, una sostanza biocida non approvata in Europa. Dopo il fatto, anche le autorità francesi hanno voluto approfondire la questione. L’Anses afferma che per il momento non ci sono dati che giustifichino un allarme, ma allo stesso tempo sconsiglia l’utilizzo di mascherine con presenza di grafene, identificate dalla dicitura “Biomass Graphene”.
Allo stesso tempo ricorda ai produttori che è una loro responsabilità immettere sul mercato prodotti sicuri e non dannosi. Soprattutto in un momento storico dove molte persone, per motivi di lavoro, devono indossare le mascherine per parecchie ore al giorno, e di conseguenza esporsi ad inalazioni prolungate. In attesa che si compiano analisi più accurate si torna alla logica del male minore, con l’auspicio che le aziende produttrici agiscano in coerenza con le responsabilità etiche che le appartengono.