La Regione Toscana ha stanziato 3,5 milioni di euro per riqualificare i beni confiscati alla criminalità

Ora la staffetta passa alle amministrazioni locali, che devono implementare e realizzare i piani di recupero

mani unite

In Italia si può fare molto per migliorare la gestione amministrativo-burocratica del Paese, specialmente in alcune aree. Per cui, qualunque iniziativa in tale direzione viene accolta con il sorriso sulle labbra, specialmente se si parla di convertire luoghi del potere della criminalità organizzata in patrimonio collettivo da destinare a progetti sociali utili sul territorio.

Ed in questo le amministrazioni locali possono fare molto, anzi, devono fare molto. La Regione Toscana ha introdotto una nuova misura che prevede contributi per gli investimenti degli enti locali sul recupero e la ristrutturazione a fini istituzionali o sociali di beni confiscati alla criminalità organizzata. In totale, la Giunta regionale ha stanziato 3,5 milioni di euro: 1,5 per il 2022 e altri 2 per il 2023. La notizia si apprende da un comunicato del 5 gennaio di Greenreport.

Quindi i soldi ci saranno, e sarà compito degli enti locali, ovvero i comuni, attuare i piani di riqualificazione, facendone espressa richiesta alla Regione ed indicando gli interventi che si intendono intraprendere, le specifiche sui beni interessati ed i piani di spesa.

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L’auspicio è che l’inerzia non avrà la meglio sull’iniziativa. Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani dichiara: “Sono molto orgoglioso di questa misura perché ci consente di perseguire il triplice scopo di dare un segnale contro le mafie, di dare un contributo alla ripartenza e di sostenere i comuni nella riqualificazione di immobili a vantaggio delle proprie comunità, evitando il rischio che gli edifici finiscano in preda all’abbandono. Sono certo che le amministrazioni non si lasceranno sfuggire questa occasione”.

La riqualificazione è un termine entrato nel linguaggio comune in tempi relativamente recenti, e offre la possibilità ad istituzioni e privati cittadini di avere uno sguardo differente sul territorio di appartenenza, non guardando a “quello che manca”, ma a quello che già c’è e può essere utilizzato. I servizi annessi e gli interventi di riqualificazione richiedono risorse umane ed economiche, ma in realtà, come in questo caso, gli stanziamenti si possono reperire. Molto più difficile è trovare accordi sulle procedure di affidamento e sullo snellimento burocratico. Ma ci auguriamo che l’Italia stia facendo passi avanti in questo senso.

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