Gli oceani sono sempre più caldi nonostante La Niña, un nuovo studio internazionale lancia l’allarme

Un nuovo studio cui hanno partecipato anche diversi team di scienziati italiani dimostra che se non prendiamo seriamente l’obiettivo di raggiungere le zero emissioni di CO2 in atmosfera non riusciremo a fermare il riscaldamento globale, a dimostrarlo gli oceani che nel 2021 hanno accumulato livelli record di calore nonostante la mitigazione data dalla corrente chiamata La Niña

Foto Markus Spiske Unsplash

La Niña è la corrente uguale e contraria al cosiddetto Niño. Entrambe le correnti si sviluppano in una zona del Pacifico equatoriale e mentre il Niño porta calore nei mari la Niña raffredda la temperatura degli oceani. Come dimostra però lo studio pubblicato su Advances in Atmospheric Sciences e dal titolo inequivocabile Another record: Ocean warming continues through 2021 despite La Nina conditions“, il riscaldamento degli oceani sembra inarrestabile e neanche l’influsso della Niña riesce più a mitigarlo.

Lo studio internazionale ha coinvolto istituti e professionisti cinesi, italiani e statunitensi, in totale 23 ricercatori di 14 istituti diversi. I dati raccolti sono stati analizzati a partire dagli anni ’50 mettendo a confronto il database dell’Istitute of Atmospheric Physics cinese e la rete National Center for Environmental Information americani. Lo studio dimostra quindi come l’attività umana stia influenzando le temperature degli oceani.

Dall’introduzione leggiamo per esempio che “è aumentata concentrazione di gas serra nell’atmosfera a causa delle attività umane in trappola calore all’interno del sistema climatico e aumenta il contenuto di calore degli oceani. Qui, forniamo la prima analisi dei recenti cambiamenti nella concentrazione di calore attraverso il 2021 (…). Gli oceani del mondo, nel 2021, sono stati i più caldi mai registrati dagli esseri umani e il valore OHC (ovvero il valore del calore contenuto nell’oceano) è addirittura più alto rispetto al valore record dell’anno scorso”.

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L’analisi dei dati ha anche portato all’individuazione di alcune zone in cui il riscaldamento è maggiore, per esempio l’Oceano Atlantico e quello Meridionale, e di nuovo il riscaldamento è attribuibile alla produzione dei gas serra derivati dalle attività umane. Se i dati sono allarmanti a livello globale ci siamo voluti concentrare su quelli relativi al Mar Mediterraneo.

Nel corso del 2021, si legge nello studio, “il livello OHC nel Mediterraneo è stato il più alto mai registrato nella storia delle registrazioni affidabili. Nel corso degli ultimi decenni si è verificato un aumento marcato della temperatura a partire dal bacino orientale dove si formano le acque intermedie più calde e un ampliamento verso il bacino occidentale lungo la via di ritorno verso il Nord Atlantico”.

Dati allarmanti riguardo la temperatura e la salinità sono stati per esempio registrati nel Canale di Sicilia ad una profondità di 400 metri. Quello che preoccupa gli scienziati però è, non solo per il Mediterraneo ma per tutti i mari e gli oceani, che il calore sta iniziando progressivamente ma costantemente a scendere di profondità il che significa che potremmo non riuscire a contrastare il riscaldamento globale.

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