Le disuguaglianze in essere diventano ancora più evidenti quando un evento imprevisto, come la pandemia, mostra tutte le fragilità di un sistema sanitario compromesso da decenni
Non solo i vaccini. E non solo il Covid. Esistono altre malattie di cui si può morire, ed altre cure di cui si può necessitare. Il “merito” della pandemia è di aver messo in luce qualcosa che già si conosceva da tempo, ovvero il sempre più precario equilibrio del sistema sanitario pubblico. E non ci si riferisce solo ai confini nazionali, che con il mercato globalizzato contano sempre meno; quando si parla di sistema sanitario lo sguardo si deve spostare su scala globale per poter essere aderente alla realtà.
Ma il focus, o forse la rappresentazione più evidente di un sistema sanitario in declino, in cui le disuguaglianze sono sempre più manifeste, rimane la distribuzione iniqua dei vaccini. Il segretario Generale dell’Oms, Tedros Ghebreyesus, dichiara che “non si esce da una pandemia con i booster”.
Questa frase provocatoria, ma realistica, tende a sottolineare come i programmi sanitari per migliorare il diritto universale alla salute debbano essere improntati su altro, e non solo sull’ottenimento primario di un vaccino: “È probabile che i programmi di richiamo prolunghino la pandemia anziché porvi fine, deviando le forniture verso Paesi che hanno già alti livelli di copertura vaccinale e dando al virus maggiori opportunità di mutare”. Per questo, ha ricordato l’Oms, “bisogna vaccinare i Paesi più poveri, gran parte dei decessi riguarda persone non vaccinate, non persone senza booster”.
E mentre in Italia ci si indigna per i No Vax, si dimentica la condizione di chi il vaccino lo vorrebbe ma non può averlo. Nel frattempo, mentre l’attenzione è catalizzata sui vaccini, altre malattie infettive e non, resistenti alla maggior parte dei farmaci, continuano a progredire, ed anche qui l’accesso alle cure è fortemente condizionato dalla nazionalità di appartenenza e dal ceto sociale.
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L’OMS, in un documento riportato da Asvis, mette in luce una grave situazione che si potrebbe verificare nei prossimi anni se non si corre ai ripari. L’organizzazione mondiale per la Sanità la chiama la “pandemia silente”, e si riferisce all’aumento di resistenza dei microbi ai farmaci, che se non adeguatamente affrontato potrebbe spingere 28 milioni di persone nel mondo in povertà entro il 2050, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
Ed a cascata, i farmaci per i nuovi microbi costeranno di più. Con il deterioramento di un sistema sanitario pubblico efficiente al livello mondiale, e con l’impoverimento del diritto alla salute, l’Oms prevede che nel giro di breve tempo anche le malattie non trasmissibili diventeranno difficili da curare.
Ciò che l’Organizzazione propone è di intervenire finanziando la sanità pubblica attraverso le “Best Buy”, aumentando ad esempio le accise su tabacco e bevande alcoliche e destinando questo surplus alle cure delle malattie gravi. Ma siamo certi che le lobby delle aziende interessate non accoglieranno a braccia aperte questa proposta, che se cadrà nel vuoto, potrebbe avere ripercussioni in termini di costi sociali ben più alti, senza considerare quelli etici, che sono di certo di minore appeal per le multinazionali.