Le locazioni irregolari ancora troppo diffuse. I rischi si traducono in ripercussioni non più solo per il proprietario
Le locazioni in nero costituiscono un fenomeno ancora molto diffuso, il quale, in nome di una presunta convenienza reciproca tra proprietario dell’immobile e affittuario, permetterebbe al primo di non pagare l’imposta di registro e l’imposta sui redditi. L’oggetto principale delle irregolarità riguarda in primis la mancata registrazione del contratto presso l’Agenzia delle Entrate, a carico del proprietario.
All’apparenza, la responsabilità ricadrebbe di fatto sul proprietario dell’immobile. In realtà ma, questa irregolarità si traduce in pesanti grane di tipo fiscale per entrambi i firmatari del contratto. È importante, quindi, sapere che i rischi sono anche per l’affittuario. Ecco in cosa si incorre con la stipula di un affitto in nero.
Le diverse modalità del contratto di affitto in nero sono solitamente le seguenti:
Le principali scappatoie illegali, in assenza di contratto, si manifestano in due forme:
L’inquilino, nel caso in cui il proprietario non rispetti i suoi diritti, non potrà farli valere in alcun modo e nemmeno rivolgersi ad alcun giudice. Può, inoltre, incorrere in rischi di tipo fiscale come ricevere una cartella esattoriale con le somme da pagare non versate, con il rischio di pignoramento dei beni di sua proprietà, nel caso di mancato saldato.
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I proprietario deve provvedere al ravvedimento operoso, consistente nella registrazione del contratto presso l’Agenzia delle entrate, o con la correzione del canone inferiore dichiarato, nel caso di affitto in nero parziale, dopo il termine di 30 giorni stabilito per legge.
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In aggiunta agli interessi di mora e imposta dovuta, la sanzione equivale al 6% fino a raggiungere il 20%, se il ravvedimento avviene dopo 2 anni. Se si regolarizza appena dopo la constatazione, la sanzione corrisponde al 24%, più gli interessi di mora e l’imposta omessa.