Il Tar Lazio respinge il ricorso U-Mask: non equiparabili alle Ffp3

Il Tar del Lazio ha aggiunto un tassello sulla vicenda delle mascherine U-Mask prodotte da Pure Air Zone Italy srl respingendo il ricorso dell’azienda

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Alex Iby (unsplash)

Sul sito ufficiale U-Mask i prodotti venivano venduti come in grado di contrastare la penetrazione del virus con un livello di efficienza pari a una mascherina FFp3. Ma già a partire da inizio 2021 si sono moltiplicate le segnalazioni di possibili infrazioni e la vicenda si era arricchita di una condanna da parte dell’Antitrust per pubblicità ingannevole e aggressiva.

Scrive l’Antitrust in un comunicato stampa del 22 ottobre 2021: “Per oltre un anno le due società hanno promosso su Internet le mascherine chirurgiche biotech “U-Mask” (nelle versioni “Model 2”, “Model 2.1” e “Model 2.2”), registrate come dispositivi medici, equiparandole indebitamente a facciali filtranti di efficacia protettiva superiore, quali i dispositivi di protezione individuale di classe FFP3, ed attribuendo loro qualità ulteriori, ad esempio proprietà virucide e una durata di 200 ore, certificate sulla base di test svolti in autonomia”.

L’azienda italiana Pure Air Zone, insieme all’inglese U-Earth Biotech Ltd, ha fatto ricorso contro la sanzione da 450mila euro dell’AGCM, ribandendo che se era vero che le mascherine erano classificate co lo stesso potere filtrante di una mascherina chirurgica, altre tecnologie aggiunte e (come si legge sul sito ufficiale) in attesa di brevetto le renderebbero invece altamente performanti.

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Ma da parte del Tar arriva ora una sentenza che per il momento valida il provvedimento dell’Antitrust contro Pure Air Zone italy srl. Ma la vicenda non è ancora chiusa, e la questione rimessa alla fase di merito. In sostanza le U-Mask sono commercializzabili, ma non possono essere certificate come mascherina Ffp3.

Come chiarito anche da Carmine Laurenzano, in un’intervista riportata da “Il Salvagente”: “I prodotti in questione possono essere comunque commercializzati rispettando i paletti fissati dall’Autorità. Quindi la strada da seguire è quella indicata dall’Antitrust e questo segna un altro punto importante a favore dell’azione intrapresa dalla nostra associazione per tutelare i consumatori”.

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