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Diritti

Amnesty International: “Urgente la normativa sui codici identificativi per le forze dell’ordine”

L’Italia si deve adeguare agli standard europei e rendere riconoscibile attraverso dei codici l’identità degli agenti di polizia impiegati in operazioni di ordine pubblico

(unsplash)

Nel comunicato stampa del 27 gennaio 2022, Amnesty International ricorda la vicenda di Paolo Scaroni, tifoso del Brescia, che nel 2005 è rimasto vittima di un’aggressione da parte delle forze di polizia. In seguito alla violenza subita, Scaroni è rimasto in coma per due mesi, e le lesioni riportate lo hanno reso invalido al 100%. I poliziotti, dopo un lungo processo, sono stati assolti per insufficienza di prove.

Oggi, a 17 anni di distanza, Paolo Scaroni è diventato testimonial della campagna che chiede l’introduzione di una legge sui codici identificativi per le forze di polizia impegnate in operazioni di ordine pubblico. Il 27 gennaio 2022 una delegazione di Amnesty ha incontrato presso il Viminale il Capo della Polizia Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Lamberto Giannini, per consegnare le oltre 155.000 firme raccolte nella campagna, con l’auspicio che determinati fatti non si ripetano in futuro.

L’associazione ritiene urgente la normativa sull’identificazione degli agenti deputati all’ordine pubblico. La non riconoscibilità può dare maggiore spinta ad episodi di violenza, e riduce la possibilità di una sanzione.

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Laura Renzi, coordinatrice della campagna, dichiara: “Tale normativa darebbe seguito alla richiesta del Parlamento europeo del 12 dicembre 2012 che esorta gli stati membri a garantire che il personale di polizia porti un numero identificativo e dimostrerebbe, a livello internazionale, l’impegno dell’Italia nella prevenzione dalle violazioni dei diritti umani. Al momento sono cinque i disegni di legge depositati in parlamento che potrebbero essere discussi e votati per rispondere finalmente alla richiesta di queste oltre 155.000 persone”.

I fatti del gennaio 2005 putroppo non sono isolati. Non ci vuole molto perché la mente corra ai soprusi di Genova 2001, ferita indelebile ancora aperta nella recente storia italiana. Ma gli episodi repressivi con l’uso indiscriminato della violenza accadono incessantemente, e continueranno ad esserci finché non ci sarà una norma che permetterà il riconoscimento immediato degli autori delle aggressioni. Ed ovviamente è necessaria anche una giustizia in grado di punire i colpevoli, conseguenza affatto scontata.

Pubblicato da
Giulia Borraccino