Il “doomscrolling”, la dipendenza dalle cattive notizie che preoccupa gli psicologi

Secondo la rivista “State of mind”, la ricerca costante di cattive notizie è un atteggiamento incrementato dalla pandemia che contribuisce a creare ansia e disagio sociale

cattive notizie
(unsplash)

Si sa, è uno dei principi base di un certo tipo di giornalismo, quello di creare paura ed insicurezza. La paura è un’emozione estremamente pervasiva, ed in quanto tale far leva su di essa non è un atteggiamento propriamente etico. Ma purtroppo le “bad news” dilagano sia sulle testate che sui blog. Questo tipo di valanga si è esacerbato con la pandemia, che ha avuto la funzione di detonatrice, non di creatrice. Infatti già in precedenza si era soliti cavalcare l’onda della paura, come ad esempio sui fenomeni migratori.

Ma con i lockdown e la pandemia è aumentata la ricerca costante delle notizie che possano aumentare lo stato di agitazione personale. Come riporta un articolo di Sate of mind, rivista di psicologia, il fenomeno è stato nominato “doomscrolling“, che dall’inglese è un composto di “scroll”, cioè il movimento che si fa con il touch del telefono nello scorrere le pagine, e “doom”, che significa “destino tragico”. Quindi il doomscrolling altro non è che la ricerca di notizie drammatiche che confermino le paure soggettive. Ed in questo periodo tra giornali e blog se ne possono trovare a bizzeffe.

A questa riflessione si può aggiungere che la ricerca di conferma alle proprie paure è un atteggiamento che dà al soggetto una parvenza di controllo su ciò che avviene al di fuori. Negli ultimi due anni siamo stati testimoni della paura del virus, che a più riprese veniva rappresentato come devastante o sotto controllo. Poi la paura dei vaccini, accompagnata dalle esortazioni istituzionali e dall’altra parte dalla preoccupazioni di alcuni medici. Insomma, in definitiva l’ansia per la propria salute e la minaccia della morte hanno aleggiato ed aleggiano ancora sulla testa di chiunque.

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E molti blog ci sguazzano. Basta mettere un titolo un po’ più “spaventoso” per aumentare il numero di click. Non poche persone hanno ricevuto “catene di S.Antonio” basate su fake news. Creare e diffondere notizie false allo scopo di aumentare le visualizzazioni non è solo scorretto professionalmente, ma anche eticamente criminoso.

Gli psicologi sono preoccupati da questo circolo vizioso che si instaura nel rapporto costante con lo smartphone alla ricerca delle “cattive notizie”. Il fenomeno si sviluppa in particolare nei periodi di crisi, ed è assolutamente controproducente all’ottimismo che al contrario è necessario per uscirne.

Come dice l’articolo stesso, per uscire dal doomscrolling ossessivo “ci vuole uno sforzo per fermarsi e prendersi una pausa, riuscire a monitorare l’impatto emotivo, separare le informazioni utili da quelle irrilevanti. L’aspetto fondamentale è riuscire a discernere dove sia il limite per noi tra l’essere informati, anche quando le informazioni sono negative, e quanto questo ci destabilizza e ci fa stare male”.

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