Scuola e Covid, Unicef: “Perdita insormontabile per la scolarizzazione dei bambini”

Un report dell’Unicef stima che numerose problematiche sono emerse con la difficile scolarizzazione nell’era del Covid

scuola covid
(unsplash)

C’era da aspettarselo. Anche se quando sono entrate in vigore le prime restrizioni, le più dure, le più confinanti, la preoccupazione era soprattutto per la sopravvivenza e meno per le conseguenze sociali. Ma da allora è passato tempo, e la pandemia sta per entrare nel suo terzo anno di vita. Nel frattempo i bambini sono cresciuti, hanno vissuto, anche se poco, e la scuola non è stata sempre in grado di conferire servizi adeguati.

E questo ha comportato una diminuzione notevole del livello medio di scolarizzazione, con paradossi di bambini di 10 anni che leggono a stento. Oltretutto le condizioni psicologiche di una fascia di età che naturalmente si esprime attraverso il gioco e la socialità, ne escono ovviamente compromesse. I numeri li pubblica l’Unicef, in un rapporto presentato nella Giornata mondiale dell’Istruzione. E quest’anno non per lodarla.

Dal report emerge che “nei paesi a basso e medio reddito, le perdite di apprendimento dovute alla chiusura delle scuole hanno lasciato fino al 70% dei bambini di 10 anni incapaci di leggere o capire un testo semplice, rispetto al 53% di prima della pandemia”. Certo, quando si parla di Paesi a basso e medio reddito si pensa a qualcosa di distante da noi, invece non è così. Basterebbe riflettere sul generale impoverimento dell’Italia per rendersi conto che questa situazione ci coinvolge appieno.

Continua il comunicato Unicef: “Un numero crescente di dati dimostra che il COVID-19 ha causato alti tassi di ansia e depressione tra i bambini e i giovani, e alcuni studi hanno scoperto che le ragazze, gli adolescenti e coloro che vivono in zone rurali hanno maggiori probabilità di sperimentare questi problemi”.

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La situazione è palesemente grave, è ciò che preoccupa maggiormente è capire se, con la ripresa delle attività in presenza, chi ha perso possa recuperare. In quella fascia di età non è semplice, i programmi scolastici sono appositamente tarati su varie annualità, e due anni di lacune ed apprendimento a singhiozzi sono troppi. E chi ne pagherà le conseguenze? I bambini di oggi senza dubbio, ma più in generale la società del futuro, che vedrà una scolarizzazione con imprinting molto bassi, e che non potranno che continuare su quella china.

Già da una ventina d’anni è in atto un abbassamento medio del livello di istruzione paragonato al titolo di studio, cosa ci aspetta il futuro? Niente di buono o migliorativo, soprattutto nella sfera della conoscenza non iperspecializzata.

Ha dichiarato Robert Jenkins, Responsabile UNICEF per l’istruzione. “Le interruzioni dell’apprendimento devono finire, ma la semplice riapertura delle scuole non è sufficiente. Gli studenti hanno bisogno di un supporto intensivo per recuperare l’istruzione persa. Le scuole devono anche andare oltre i luoghi di apprendimento e ricostruire la salute mentale e fisica dei bambini, lo sviluppo sociale e la nutrizione“.

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