La dichiarazione di successione è un obbligo di legge per gli eredi, ma non tutti debbono definirsi tali. Chi sono gli altri
La dichiarazione di successione è una domanda che l’erede deve inoltrare all’Agenzia delle Entrate, contestualmente al calcolo delle imposte che andranno versate alla stessa Agenzia e al successivo pagamento dell’imposta sulle successioni e donazioni secondo aliquote e franchigie stabilite. Viene presentata entro 12 mesi dalla data di apertura della successione, corrispondente alla data del decesso del contribuente.
Gli eredi sono tenuti alla presentazione della dichiarazione e al versamento delle somme richieste. Come definire l’erede investito dall’obbligo? Sono coloro chiamati all’eredità e i legatari, a meno che non vi abbiano espressamente rinunciato e chiedono la nomina di un curatore dell’eredità; i loro rappresentanti legali o dei legatari; gli immessi nel possesso dei beni, in caso di assenza del defunto o di dichiarazione di morte presunta; gli amministratori dell’eredità; i curatori delle eredità giacenti; gli esecutori testamentari; i trustee.
Dall’obbligo di adempiere alla domanda sono esclusi i soggetti che non corrispondono comunque alla figura del coniuge o dei parenti in linea diretta con il defunto. Non c’è solo la linea di parentela ad assolvere il carattere di fattore selettivo.
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Anche alcune peculiari condizioni costituiscono le specifiche eccezioni:
Queste condizioni possono venire a mancare per effetto di sopravvenienze ereditarie.
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Trasversalmente, chi ha presentato la dichiarazione di successione in cui sono indicati beni immobili non deve presentare la dichiarazione Imu (Imposta municipale propria). Saranno gli stessi uffici dell’Agenzia delle Entrate, competenti a ricevere la dichiarazione di successione, a trasmetterne copia al Comune in cui sono ubicati gli immobili.