Il Governo ha fissato l’obiettivo di recupero di oltre 10 miliardi di euro dai contribuenti morosi: ecco gli strumenti per agire
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Due anni di pandemia hanno costretto le istituzioni ad agire elargendo aiuti e sostegni a famiglie e imprese che hanno dovuto affrontare le difficoltà economiche. Ciò è stato reso possibile facendo altro debito. Il bilancio dello Stato, in sostanza, è andato in deficit per poter sopperire alle difficoltà. A sostegno di questa procedura c’è stata anche la sospensione del patto di stabilità dell’Unione europea.
L’obiettivo fiscale del Governo![Agenzie delle Entrate](https://www.consumatore.com/wp-content/uploads/2022/01/Agenzie-delle-Entrate.jpg)
Il patto, però, tornerà in vigore probabilmente già nel 2023. Sono in atti già dei confronti in seno agli organi dell’Unione europea per rivedere i vincoli del patto ma questo aspetto è tutto ancora da decidere. Conseguentemente alla previsione del ritorno del patto, i conti pubblici dovranno già da ora rientrare in una sfera di maggiore controllo rispetto agli ultimi due anni. Ecco che scatta per il Governo l’intenzione di recuperare soldi per imposte e tributi non pagati nei tempi giusti.
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Il Governo ha, infatti, fissato un obiettivo secondo Il Giornale di 10,3 miliardi di euro da recuperare da contribuenti morosi o che hanno ricevuto contributi e incentivi non dovuti. Entro il mese di dicembre sono previste ben 100.000 controlli fiscali per individuare le frodi, ossia l’utilizzo illegittimo dei crediti d’imposta e degli incentivi vari elargiti. Per arrivare a questo scopo, le istituzioni utilizzeranno anche nuovi strumenti. In tal senso, la digitalizzazione della pubblica amministrazione faciliterà questo compito.
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Rendere il più possibile digitali le comunicazioni tra contribuente e fisco permette di incrociare i dati e velocizzare le operazioni di verifica e accertamento del rispetto degli obblighi fiscali. Fatture elettroniche e scontrini telematici aiutano in tal senso. Uno degli scopi principali della digitalizzazione è quello di rendere le operazioni trasparenti. Il digitale rende tutto più semplice, veloce e chiaro.
Dietro a questo scenario c’è anche la spinta dell’Unione europea. L’evasione fiscale non mette di buon umore gli organi preposti dell’Unione. L’Iva evasa, infatti, è un danno diretto per le casse dell’Europa. Inoltre, i fondi strutturali europei che, periodicamente, vengono assegnati in base a vari parametri economici, fanno riferimento anche alla ricchezza prodotta da un territorio. Meno ricchezza produce un territorio, più fondi europei ha a disposizione affinché cresca. L’Unione ha tutte le ragioni per chiedere all’Italia di combattere e limitare l’evasione fiscale.
Ecco perché buona parte dei fondi europei del Recovery Found sono destinati alla digitalizzazione. L’Unione sostiene, con una ricca parte a fondo perduto, gli investimenti che nel tempo porteranno dei miglioramenti per l’intera comunità europea e non solo italiana. Questo è il motivo per cui i soldi del Recovery non sono destinati ad operazioni di sostegno dell’economia bensì ad incentivarla attraverso investimenti mirati in determinati campi.