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Pensioni e aumenti: le due categorie che ricevono più soldi

Il 2022 è l’anno degli aumenti delle pensioni. Tuttavia sono gli iscritti alle gestoni speciali a trovarsi più soldi di tutti

(pixabay)

Il 2022 è l’anno degli aumenti per le pensioni. La rivalutazione in relazione al tasso di inflazione è stata applicata a partire già dall’inizio dell’anno. A marzo gli assegni avranno il tasso definitivo. Nel contempo, sempre dal mese di marzo, arriveranno anche gli aumenti dovuti al taglio delle trattenute Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Gli assegni che avranno i maggiori aumenti, però, saranno quelli delle gestioni speciali.

Le pensioni che sono aumentate di più

(Pixabay)

Si tratta, in particolare, della gestione dei lavoratori autonomi e dei coltivatori diretti. Per costoro gli aumenti saranno più corposi. Si tratta di 122,52 euro annui. I requisiti per la pensione dei lavoratori autonomi sono i seguenti:

66 anni e 20 anni di contribuzione per la pensione di vecchiaia.

63 anni e 20 anni di contribuzione.

40 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica, per la pensione anticipata.

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Per i coltivatori diretti rimane la regola dei 67 anni di età e 20 anni di contributi minimi per accedere alla pensione. Sul fronte pensioni anticipate è aperto il tavolo di confronto tra governo e parti sociali, ossia le principali sigle sindacali del Paese. In settimana ci sarà un aggiornamento tra le parti. C’è tempo per l’intero 2022 al fine di trovare un accordo sulle modalità di anticipo della pensione a condizioni meno gravose per i lavoratori rispetto alla legge ordinaria, ossia la Fornero.

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Le attuali opzioni, ossia Quota 102, opzione donna, Ape sociale, sono di carattere transitorio. L’idea è quella di stabilire una legge definitiva di anticipo della pensione. Tuttavia, la base di partenza sarà comunque il sistema di calcolo contributivo. Tale sistema prevede che il calcolo avvenga soltanto in relazione ai contributi versati, senza fare riferimento agli ultimi anni di stipendio come avveniva, invece, con il calcolo retributivo.

Un metodo, introdotto dalla legge Dini nel 1995 e completato definitivamente dalla legge Fornero nel 2012. Le pensioni contributive saranno inevitabilmente più+ basse rispeto a quelle retributive.

Pubblicato da
Marcello Pelillo