Il conflitto in Ucraina tra Russia e paesi Nato potrebbe inevitabilmente comportare l’aumento dei prezzi di alcuni prodotti
Il conflitto tra Russia e paesi Nato in territorio ucraino rischia di condizionare i prezzi di alcuni prodotti importati in Europa e in Italia. Sono le conseguenze inevitabili di una tensione che si protrae da alcune settimane al confine tra Russia ed Europa e che vede coinvolti i paesi della Nato, con gli Stati Uniti d’America in prima fila.
Il grano russo e ucraino
In particolare, Russia e Ucraina garantiscono entrambe circa il 33% delle esportazioni mondiali di grano. L’Ucraina, inoltre, è quinta produttrice di mais per l’alimentazione animale con un volume di 36 milioni di tonnellate. Inoltre, Kiev occupa la settima posizione per la produzione di grano tenero con 25 milioni di tonnellate di prodotto. Il grano a sua volta incide su tante produzioni tra cui pane, cereali, pasta.
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In Italia, il 64% del fabbisogno del grano per il pane arriva dall’Ucraina secondo Quifinanza. Nello scorso anno l’Italia ha importato 120 milioni di chili di grano dall’Ucraina e 100 milioni dalla Russia. Tra filiera del pane, alimentazione degli animali e cereali, il rischio di una carenza di produzione con aumenti dei prezzi è notevole.
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In tal senso Coldiretti ha subito lanciato l’allarme: “ll primo passo – ha affermato il presidente dell’associazione dei consumatori Ettore Prandini – è garantire la sostenibilità finanziaria delle aziende e delle stalle affinché i prezzi riconosciuti ad agricoltori e allevatori non scendano sotto i costi di produzioni in forte aumento per effetto dei rincari delle materie prime, anche alla base dell’alimentazione degli animali, come il mais”.
Grano e non solo
Il presidente di Coldiretti coglie l’occasione della questione importazioni per toccare un argomento altrettanto attuale. Infatti, dal Pnrr arriveranno 6 miliardi di euro per l’agricoltura. Il presidente auspica che queste risorse siano indirizzate principalmente per ridurre la dipende di materie dall’estero.
Quello del grano e del mais come alimento animale non sarà l’unico problema in caso di conflitto in Ucraina. Dalla Russia arriva anche il 40% del fabbisogno di gas in Italia, che sta già subendo le conseguenze di una battaglia sui prezzi di carattere geopolitco. Gli Stati Uniti stanno provvedendo a sostenere il fabbisogno europeo attraverso l’invio di navi cisterna contenenti gas liquefatto.
Lo stesso ha fatto anche il Giappone, venuto in soccorso dell’Europa con l’invio di alcune navi cisterna con il prezioso elemento allo stato liquido. Infine, si cerca di aumentare la produzione di gas che arriva in Europa attraverso la tap, che ha il suo sbocco continentale in Puglia. L’Italia gode di un prezioso sistema di stoccaggio di gas visto che in Puglia c’è l’approdo in Europa del gas proveniente dall’Azerbaigian. L’intenzione è quella di trovare un accordo con il paese asiatico per l’aumento della loro produzione di gas in modo da aggirare l’ostacolo russo.