L’Italia ha un primato, tra i tanti, che decisamente vorremmo non vedere: siamo uno dei Paesi che consumano più acqua in bottiglia al mondo. Ogni anno ne acquistiamo circa 13 miliardi di litri il che significa che ci sono almeno 10 miliardi di bottiglie di plastica che vanno in giro
Quello che molto spesso spinge i consumatori a scegliere un’acqua in bottiglia piuttosto che bere l’acqua del rubinetto è la pubblicità. Andando a confrontare l’acqua che molto spesso viene definita “del sindaco“, rispetto all’acqua in bottiglia scopriamo che non ci sono differenze sostanziali nelle qualità e nella percentuale di minerali disciolti. Il vero scoglio, molto spesso, è infatti una presenza eccessiva di cloro nell’acqua di rubinetto. Qualcosa che però potrebbe essere facilmente risolto con sistemi di depurazione domestica.
E invece acquistiamo acqua in bottiglia. Ma perché? In realtà è tutto merito, si fa per dire, della pubblicità. Gli uffici marketing dei produttori, che sono una manciata ma che in realtà si aprono a ventaglio nel mercato italiano con oltre 200 brand diversi, riescono infatti a generare bisogni altrimenti inesistenti andando a puntare su caratteristiche che, basta farci caso, nulla hanno a che vedere se non in rarissimi casi con le qualità effettive dell’acqua.
Bere tanta acqua (che sia del rubinetto o in bottiglia) ci farà comunque bene, ma c’è un doppio senso di tranquillità nel sapere che per esempio il nostro campione o la nostra campionessa del cuore beve la stessa acqua che compriamo noi al supermercato. Si genera un senso di appartenenza un po’ come accade quando si sceglie una tipologia di auto rispetto ad un’altra oppure quando acquistiamo uno smartphone di un determinato brand piuttosto che un altro.
E’ il senso di appartenenza a un gruppo di cui fa parte qualcuno che consideriamo migliore o superiore a farci scegliere di acquistare l’acqua che sponsorizza un torneo di calcio piuttosto che quella bevuta dalle star del cinema.
C’è poi tutto l’aspetto economico. Qualunque acqua del rubinetto, in qualunque parte del nostro Paese, ha un costo al litro che è comunque inferiore a quello dell’acqua in bottiglia non soltanto semplicemente rispetto alla bottiglia che portiamo a casa ma anche per tutto il contorno: la ditta di distribuzione, la ditta che produce le bottiglie, chi produce le etichette e ancora chi fa lo stoccaggio dei pallet di casse d’acqua e infine chi le vende.
Leggi anche: Vittoria parziale per l’UNC: Ryanair rimborsa per Covid ma non in contanti
Leggi anche: Vittoria Greenpeace, Coca-Cola introduce le bottiglie riutilizzabili ma occorre fare di più
Con una spesa minore nella maggior parte dei casi possiamo semplicemente trasformare l’acqua del rubinetto in acqua da bere o addirittura in acqua frizzante risparmiando soldi e soprattutto plastica.
Dobbiamo riflettere sul fatto che la pubblicità può instradare i nostri acquisti su binari che rischiano di farci deragliare come sistema Paese: l’Italia e il pianeta non si possono permettere le tonnellate di plastica che vengono prodotte e buttate ogni anno.