La pensione per le casalinghe ha delle regole a parte, data la recente legislazione che conferisce diritti previdenziali a chi si occupa della casa
La casalinga, o il casalingo, sono a tutti gli effetti dei mestieri. Anzi, in qualche modo sono maggiormente usuranti, perché non sono contemplate ferie, giorni liberi, permessi o altri vantaggi che vengono dal lavoro dipendente. Il riconoscimento della cura della casa e dei figli come mestiere al pari degli altri nell’ordinamento italiano è un fatto piuttosto recente.
Ad esempio con una polizza molto agevolata, pari a 24 euro anni, la casalinga può assicurarsi contro gli infortuni domestici, estendibili fino alle pertinenze dell’appartamento. Questo fa sì che nel caso in cui sopraggiungano degli infortuni possano essere risarciti.
Inoltre anche la previdenza sociale ha introdotto per le casalinghe la possibilità di assicurarsi una pensione di vecchiaia, soprattutto perché in caso contrario rimarrebbero senza nulla. Questo è possibile versando allo Stato i contributi per almeno 20 anni. E nel caso in cui i contributi non siano atati versati al compimento dei 67 anni cosa succede?
Purtroppo, nel caso in cui non si siano versati contributi, la casalinga al compimento dei 67 anni non ha diritto ad alcuna pensiona per la sua categoria professionale. Come tutti i cittadini però, può richiedere la pensione sociale, i cui importi ad oggi sono a malapena sufficienti per le spese di base.
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In alcuni casi la casalinga rimasta vedova può usufruire della pensione di reversibilità del marito con un’attività lavorativa alle spalle. Questo può far crescere l’assegno previdenziale mensile dell’over 67enne.
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I requisiti per ottenere l’assegno sociale sono: un reddito personale pari a zero; reddito coniugale inferiore a 5.983,64 euro annui. La cifra per l’assegno sociale si aggira intorno ai 460 euro mensili, per 13 mensilità. Quindi se una donna che ha svolto per tutta la vita l’attività di cura della famiglia e della casa non si trova coperta da redditi personali, si dovrà accontentare di 500 euro scarsi mensili, che diventano insufficienti se la richiedente deve pagare una locazione per la casa.