Marzo è alle porte e con esso arrivano le nuove buste paga più ricche rispetto a quanto percepito fino ad oggi
Marzo è ormai alle porte e con esso arriveranno le tanto discusse e chiacchierate nuove buste paga. Saranno stipendi più ricchi per i cittadini italiani alle prese con l’inflazione che sta facendo diventare la vita quotidiana molto più cara del solito. Tanti piccoli aumenti che moltiplicati per un bilancio mensile e annuale hanno il loro peso.
Il Ministero dell’Economia e Finanze ha analizzato la situazione a pochi giorni dall’entrata in vigore delle due riforme che rendono le buste paga diverse e migliori rispetto a quanto percepito fino ad oggi: l’assegno unico universale e il taglio dell’Irpef. Il Ministero ha anche individuato attraverso uno studio quali saranno le categorie di cittadini più avvantaggiate dalle riforme.
Le novità sostanziali in busta paga arrivano per effetto del calcolo della nuova Irpef e dell’assegno unico universale. Nel primo caso, ossia l’imposta sul reddito delle persone fisiche, il legislatore è intervenuto sugli scaglioni del tributo. E’ stata lasciata uguale al passato l’aliquota del 23% per i redditi fino a 15mila euro; poi, l’intervento più interessante sull’aliquota del 27% che è passata al 25% che ha interessato i redditi fino a 28mila euro l’anno.
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Cambia molto anche per i redditi compresi tra 28mila e 50mila euro l’anno. In questa fascia, infatti, l’aliquota passa dal 38% al 35%. Un 3% di differenza che peserà ai fini fiscali e si sentirà nelle buste paga tra qualche giorno. Importante taglio e miglioramento anche per i cittadini che fanno parte della fascia di redditi compresi tra 55mila e 75mila euro. Per costoro si passa dal 43% al 41% di Irpef.
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Se dalle buste paga, quindi, i maggiori vantaggi arrivano per i redditi medio alti, questa forbice è equilibrata dall’assegno unico universale, anch’esso in partenza da marzo. L’assegno, infatti, favorirà le famiglie con redditi più bassi e con maggiori figli a carico. E’ stato lo stesso studio approfondito dal Ministero dell’Economia e Finanze a diffondere l’analisi della situazione.
“Gli effetti redistributivi per area geografica delle due riforme mostrano nel complesso un miglioramento nelle disuguaglianze territoriali”, si legge nel rapporto del Dipartimento finanze. “Infatti, nel Sud Italia, l’indice di Gini calcolato per il reddito disponibile familiare presenta una riduzione maggiore rispetto allo stesso indicatore calcolato per le altre aree territoriali (-2,50%, contro il -1,66% del Centro e il -1,30% del Nord)”.
“I risultati – si legge ancora – segnalano che la revisione dell’Irpef e l’introduzione del nuovo assegno unico universale sono strumenti efficaci per ridurre la disuguaglianza dei redditi disponibili nelle aree più svantaggiate del Paese”. L’equilibrio, quindi, dovrebbe portare tutte le fasce sociali a trovarsi maggiori disponibilità per i consumi cercando di apportare maggiore attenzione ai residenti del Mezzogiorno del Paese.