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Gas e luce, cosa succede agli italiani con la guerra in Ucraina

Il conflitto in Ucraina cambia gli scenari energetici in Italia alle prese già con gli aumenti di gas e luce

Gas (pexels)

La guerra in Ucraina sta costringendo i paesi dell’Unione che dipendono dal gas russo a riorganizzare le proprie fonti energetiche. L’Italia e l’Unione stavano già subendo da tempo gli aumenti alla fonte del prezzo del gas. Inizialmente si pensava ad un effetto naturale del gioco forza tra domanda e offerta che non sono stabili dopo una crisi di consumi generata dalla pandemia.

Tuttavia, già dalla metà del 2021 i consumi sono ripresi e da qualche mese si sono stabilizzati. Nonostante ciò, i prezzi alla fonte del gas sono continuati a salire e da qualche giorno, con la crisi in Ucraina, è emerso con maggiore consapevolezza che l’aumento del gas è dovuto a un motivo di carattere geopolitico.

Gas e luce, cosa succede

Bollette della luce (Pexels)

La guerra potrà provocare delle conseguente al settore energetico dell’Italia. Intanto le riserve di gas italiane offrono una copertura fino ad aprile. Tuttavia, alla luce delle forti sanzioni economiche che sono state comminate dai paesi Nato e Ue alla Russia, l’Italia si sta preparando ad approvvigionarsi di gas altrove.

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A prescindere da quelli che saranno i risvolti conseguenti allo scontro armato e ai negoziati appena iniziati tra Kiev e Mosca, l’Italia non può dipendere più in maniera così forte dalla Russia, paese che si è dichiarato ostile ai valori dell’Unione dopo l’attacco in Europa. Il Governo italiano si sta muovendo su più fronti per dare un taglio al gas russo. Intanto l’Italia sta in queste ore trattando con l’Algeria per un incremento della produzione del gas.

Le mosse dell’Italia

Inoltre, sono già in corso da tempo trattative con l’Azerbaijan per incrementare l’affluenza di gas verso il l’Europa attraverso il gasdotto Tap. Infine, nei prossimi mesi potranno essere operativi i giacimenti italiani, le cui estrazioni riprenderanno. A sostegno della fase transitoria ci sono le navi cisterna che dagli Stati Uniti e anche dal Giappone portano gas liquefatto. In tal caso bisogna accelerare con i rigassificatori.

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Oggi in Italia sono attivi due rigassificatori. Il primo  si trova nei pressi del largo di Rovigo, in Veneto, ed ha una capacità da 8 miliardi di metri cubi l’anno. Ciò corrisponde al 10% del fabbisogno italiano. Il secondo rigassificatore attivo si torva nei pressi di Panigaglia, in provincia di La Spezia; quest’ultimo rifornisce il Paese di 2 miliardi di metri cubi di gas l’anno.

Altri quattro rigassificatori sono in costruzione. Uno in Toscana, a largo della costa tra Livorno e Pisa; uno a Porto Empedocle, in Sicilia. l’altro a Gioia Tauro e Brindisi. Per quanto riguarda invece l’energia elettrica, in una prima fase in caso di emergenza per mancanza di gas si potranno riaprire le 7 centrali a carbone temporaneamente, in attesa di avere una quantità di gas tale da spegnerle.

Pubblicato da
Marcello Pelillo