La tenuta e l’integrità della rete nucleare ucraina fa salire il livello di apprensione generale. Per ora la situazione sarebbe sotto controllo, ma si sono registrati innalzamenti dei livelli di radiazioni intorno a Chernobyl
Le conseguenze dei conflitti sono poco prevedibili e controllabili. Nonostante spesso venga presentata come missione di pace, la guerra è di per sé già una sconfitta, come testimoniano i quotidiani bollettini negativi. Nonostante ciò i conflitti non hanno mai smesso di essere presenti sul globo, e gli Stati (anche democratici) investono sempre più in militarizzazione ed armamenti.
In un mondo globalizzato è difficile considerare una guerra legata esclusivamente al contesto locale. E le conseguenze sulla nostra vita determinate dagli attacchi in Ucraina sono tangibili già a pochi giorni dall’apertura del conflitto. La minaccia della crisi energetica ricopre le pagine di tutti i giornali, ma c’è un altro rischio che desta la preoccupazione generale: l’integrità della rete nucleare ucraina.
L’Ucraina ospita 15 reattori della filiera VVER, progettata dai russi, distribuiti in quattro aree differenti del Paese. Il CEO dell’Ergoatom, società che gestisce i reattori, afferma che esiste un protocollo secondo il quale in caso di bombardamento gli impianti nucleari verrebbero spenti e scaricati fino al termine della minaccia. Inoltre gli impianti di nuova generazione sarebbero progettati, sempre secondo le fonti dei progettisti, per resistere agli attacchi, addirittura all’impatto di un aereo di linea.
Secondo le fonti dell’AGI, diverso è il discorso di Chernobyl, teatro del più grande disastro nucleare nel 1986. La centrale nucleare in disuso continua a disperdere scorie radioattive. Alla fine del 2016 la struttura, grazie a finanziamenti europei, è stata coperta con il New Safe Confinement, una protezione esterna per contenere le emissioni rilasciate nell’ambiente. Nonostante ciò, Chernobyl è ancora una minaccia. Al suo interno sono presenti quasi duecento tonnellate di combustibile fuso mescolato a parti di reattore, al piombo, alla sabbia. Queste componenti sono chiamate “lava radioattiva”.
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Negli ultimi giorni, da quando le truppe russe hanno invaso l’Ucraina, si sono registrati innalzamenti del livello di radioattività nei pressi della centrale. Come ha confermato la BBC: “Un picco di radiazioni è stato registrato vicino alla centrale nucleare di Chernobyl che è stata occupata dalle forze russe, come mostrano i dati di monitoraggio”. Ma a quanto pare l’aumento dei livelli non è causato da una compromissione dell’integrità dell’impianto, ma dal passaggio dei veicoli militari pesanti che hanno smosso la terra contaminata intorno al reattore nucleare.
Claire Corkhill, esperta di materiali nucleari della Sheffield University, ha dichiarato che il picco è relativamente preoccupante, e dovrebbe rientrare nella normalità nell’arco di qualche giorno. Nel frattempo Chernobyl è passata sotto il controllo russo.
Come apprendiamo da un articolo di Greenreport, l’Ispettorato locale, “in costante contatto con il Dipartimento della Protezione Civile, sta monitorando la situazione, anche attraverso eventuali informazioni che potranno essere rese disponibili mediante i circuiti internazionali di emergenza. Si sta inoltre studiando, con gli strumenti di analisi previsionale in dotazione dell’Ispettorato, la possibile evoluzione di ipotetici rilasci di sostanze radioattive dagli impianti ucraini sulla base dei venti prevalenti”.
In sostanza da tutte le parti si accenna ad una minaccia ed allo stesso tempo si assicura che la situazione è sotto controllo, sia per quanto riguarda Chernobyl che gli altri impianti attivi nelle zone di conflitto. Ma a parere di chi scrive, se le scorie radioattive possono diventare pericolose per il passaggio di un mezzo pesante o per la direzione del vento, forse questo equilibrio non è così stabile. Dove c’è guerra c’è sempre sconfitta, e dove c’è il nucleare c’è sempre minaccia, per i contemporanei o per i posteri poco importa.