Tra i molti aspetti della scellerata guerra dichiarata da Putin all’Ucraina c’è anche quello di una possibile crisi energetica cui Legambiente propone di rispondere andando a potenziare soprattutto le rinnovabili
Ormai è sotto gli occhi di tutti ciò che sta accadendo in Ucraina e, oltre all’emergenza umanitaria e ai rischi per la geopolitica planetaria si aggiunge lo spettro di una possibile emergenza energetica che investirebbe il nostro Paese come l’ennesimo tsunami. In una delle più recenti informative, il Presidente del Consiglio Draghi ha affrontato il problema ma, secondo Legambiente, nel modo sbagliato andando a ripescare le centrali a carbone.
In realtà, questa la proposta dell’associazione ambientalista, alla crisi energetica dovremmo rispondere puntando tutto sulle rinnovabili, l’efficienza e l’autoproduzione, una proposta in linea anche con quanto emerso dalle dichiarazioni fatte da Elettricità Futura di Confindustria. Dal comunicato stampa pubblicato sul sito ufficiale dell’associazione ambientalista si legge per esempio “l’Europa e l’Italia dipendono dalle fonti fossili, eppure esiste già una strada da percorrere, totalmente green e sostenibile“.
La soluzione prospettata da Legambiente è la seguente: “eolico offshore e a terra, fotovoltaico sui tetti, agrivoltaico, biometano, accumuli, pompaggi, reti, efficienza in edilizia e per le industrie, pompe di calore e poi la creazione di un fondo di garanzia per le famiglie per incentivare l’efficientamento energetico e la diffusione delle comunità energetiche rinnovabili“.
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Di nuovo torna quindi il problema della nostra eccessiva dipendenza dal gas importato che rischia di lasciarci al freddo e al buio. Nonostante infatti alcuni analisti siano dell’idea che non converrebbe neanche alla Russia chiuderci i rubinetti del gas, occorre prendere comunque in considerazione questa possibilità.
Del resto, fino purtroppo a una settimana fa, nessuno avrebbe immaginato che Putin decidesse di lanciare un’offensiva su vasta scala per conquistare, come in una perversa partita a Risiko, l’Ucraina. La dipendenza dell’Italia e di tutta l’Unione Europea dal gas importato dalla Russia, ricorda anche Stefano Ciafani Presidente Nazionale di Legambiente, ci mette anche in una posizione in cui non siamo in grado di essere veri mediatori indipendenti nel conflitto.