Btp o buoni postali, quale scegliere sul lungo periodo?

Poste Italiane allarga la gamma dei buoni fruttiferi entrando in concorrenza con i titoli di Stato. Cosa conviene ai risparmiatori?

(Foto Adobe)

Quella di Poste Italiane è un’iniziativa diretta ai potenziali investitori, ma anche, se vogliamo, una sfida agli strumenti di investimento messi a disposizione direttamente dallo Stato. Finora i piccoli risparmiatori hanno conosciuto la gamma dei buoni fruttiferi col marchio Poste: il buono 3×4 e il buono 4×4. L’uno della durata massima di 12 anni; l’altro, di 16 anni.

Parliamo fino a oggi di un orizzonte d’investimento di breve-medio termine offerto ai risparmiatori di Poste Italiane. Ora, invece, la fascia temporale si amplia e da questa è nata il Buono 5×5: si tratta di un buono fruttifero che può arrivare fino a 25 anni di durata. A questo punto, il risparmiatore non deve far altro che puntare su un orizzonte temporale di lungo periodo.

Btp o buoni postali, quale strumento premia il risparmiatore del lungo periodo?

soldi buste paga
(pixabay)

Chi investe oggi potrebbe avere davanti a sé un dilemma: infatti, sebbene il buono postale 5×5 abbia tutte le credenziali per essere un ottimo strumento d’investimento, esso si mette in diretta concorrenza con i titoli di Stato. Cosa scegliere allora, tra il nuovo Buono o un Btp con scadenza tra 25 anni? Dove è meglio investire i propri risparmi sul lungo raggio?

Se la scelta è decisamente più semplice per brevi investimenti, sul lungo termine bisogna tenere presenti alcuni criteri di riferimento: la garanzia di rendimento è il primo, ma non il più determinante. Occorrono considerare altresì l’entità dell’investimento e la possibilità di disinvestimento; già da questi fattori, si è in grado di marcare delle differenze tra il buono 5×5 e il Btp.

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Innanzitutto, sono strumenti garantiti direttamente dal Governo, con un rendimento certo fino alla scadenza. La tassazione è per entrambi la stessa, il 12,5% di ritenuta sulle plusvalenze ottenute. Se per il buono 5×5, l’investimento minimo è di 50 euro e multipli, ecco invece che per acquistare un Btp, bisogna investire almeno 1.000 euro.

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Disinvestire in un Btp “conviene” rispetto ai Buoni: ciascuno di questi strumenti consente di ritirare i soldi prima della scadenza, ma il primo paga le cedole ogni 6 mesi, mentre il secondo lo fa ogni 5 anni. Il Buono del Tesoro Poliennale è soggetto alle oscillazione del mercato, facendo sì che colui lo compra, ne conosce il prezzo di acquisto ma, in caso di cessione prima della scadenza, non conosce il presso di vendita.

Insomma, investendo oggi 1.000 euro, quanto si ricaverà, con l’uno o con l’altro, nel 2047? Col Buono 5×5, si ritirerà una somma di 1.394 euro; col Btp, se ne ricaveranno 1.500 euro. Appuntamento, allora, fra 25 anni.

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