Chi non ha ottenuto o richiesto la pace fiscale va incontro ad un’imminente richiesta di pagamento. Cosa ha deciso l’Agenzia delle Entrate
La pace fiscale, come è stata chiamata politicamente e giornalisticamente, ha coinvolto molti contribuenti. Nel periodo della pandemia sono state sospese molte cartelle esattoriali con debiti pregressi. Ma ora la macchina della riscossione si è messa in moto. Chi ha approfittato dei condoni, delle reateizzazioni e del saldo e stralcio può stare relativamente tranquillo.
Infatti, lo scorso anno, le cartelle non pagate inferiori a 5.000 euro, con un reddito massimo del richiedente al di sotto dei 30.000 euro annui, sono state stracciate e condonate. Inizialmente alcune parti governative avevano richiesto che il tetto per il condono fose alzato a 10.000 euro, ma poi sono stati confermati i 5.000.
L’Agenzia delle Entrate ha dichiarato che la macchina della riscossione verrà rimessa in moto per quasi mezzo milione di contribuenti, ovvero coloro per cui è decaduta la definizione agevolata delle cartelle esattoriali. In totale i debiti da recuperare corrispondono circa a 2,4 milioni di euro.
Cartelle esattoriali, cosa succede a chi è decaduto dalla definizione agevolata?
Chi non rientra più nella definizione agevolata, cioè la possibilità di risolvere i debiti fiscali in un un’unica soluzione senza sanzioni o more, ora dovrà pagare le insolvenze. Lo ha detto forte e chiaro l’Agenzia delle Entrate. Nella categoria rientrano anche coloro che non hanno pattuito alcuna rateizzazione dei debiti.
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Gli avvisi non saranno più bonari, ma finalizzati a riscuotere i debiti in 5 giorni dalla comunicazione. Il contribuente con debiti si vedrà recapitare a casa un avviso, ed avrà poco tempo per sanare la situazione. In caso contrario, l’Agenzia delle Entrate potrebbe partire con i pignoramenti di mobili ed immobili ed i fermi amministrativi di vetture e conti correnti.