Per richiedere un mutuo alla banca c’è bisogno di fornire precise garanzie. Per i lavoratori dipendenti basta la busta paga, ma le Partite Iva?
In tempi difficili e di precarietà lavorativa le banche hanno piano piano allentato i vincoli per conferire i mutui per l’acquisto della casa. In caso contrario sarebbero davvero in pochi i lavoratori a poterselo permettere. Infatti la garanzia più consuetudinaria è la busta paga come lavoratore dipendente, meglio se del settore pubblico.
Ma tra contratti di collaborazione, tempo determinato riproposto all’infinito e lavoro autonomo il giro d’affari dei mutui si è dovuto per forza adeguare. Allo stesso tempo le banche continuano ad aver bisogno di garanzie specifiche a cui attingere nel caso in cui il lavoratore precario o autonomo non possa assolvere alla rata mesile del mutuo.
Chi non ha la fortuna di aver genitori o conoscenti che firmano come garanzia come fa? E nel caso delle Partite Iva, dove il lavoratore non ha alcun datore di lavoro?
Le banche danno la possibilità anche alle Partite IVA di poter accendere un mutuo per comprare una casa. Ma a differenza di chi ha una busta paga, sono richieste molte garanzie supplementari. Innanzitutto si parla di ingresso di liquidità, cioè le entrate stabili, che deve avvenire da un periodo di tempo abbastanza lungo e di “buona salute” dell’attività svolta dal richiedente.
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Quindi la prima garanzia è che l’attività del soggetto sia attiva. Poi la banca controlla l’assenza di debiti pregressi e richiede che sia dato un anticipo sull’acquisto della casa corrispondente almeno al 20% del valore dell’immobile.
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E non è finita qui. Il titolare di Partita IVA deve anche consegnare documenti quali la dichiarazione dei redditi, gli estratti conto e l’eventuale iscrizione ad un albo professionale. La banca può anche richiedere la presenza di un garante terzo con pensione o busta paga.