Troppe le problematiche relative agli asili nido. Grande divario di costi per i privati tra Nord e Sud; troppo poche le strutture comunali
L’Italia ha disatteso gli obiettivi europei fissati a Barcellona nel 2022. Un posto in asilo nido per almeno il 33% dei bambini entro il 2010. Ed invece, nel 2022, a 12 anni di distanza, l’Italia è lontana dalla soglia minima stabilita dalla Commissione europea. Di conseguenza, molte famiglie con entrambi i genitori lavoratori rimangono fuori dalle graduatorie comunali e sono costrette a fare delle rinunce, che nella maggior parte dei casi si concludono con la rappresentante femminile della famiglia obbligata a rinunciare al proprio lavoro.
Ieri è stata la Giornata internazionale della donna, e questa è un’ulteriore rappresentazione di come la parità di genere sia lungi dall’essere concretizzata in Italia. Chi ha un reddito alto ricorre agli asili privati, ma i costi nel nostro Paese sono troppo alti, con dei picchi nel Nord, in particolare a Milano. Su questa tematica Altroconsumo ha svolto un’inchiesta nel mese di ottobre 2021, prendendo in esame 350 asili nido privati accreditati dal Comune in 8 città: Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Torino.
Federico Cavallo, Responsabile Relazioni Esterne Altroconsumo spiega: “I dati emersi a livello nazionale definiscono una situazione ancora lontana dal raggiungimento di un obiettivo volto a conciliare vita familiare e lavorativa per i genitori: l’evidente mancanza di posti nei nidi comunali e il costo elevato delle rette nei privati fanno sì che, specialmente le mamme, si trovino costrette a interrompere il proprio percorso professionale”.
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Le rette mensili degli asili nido privati, si aggirano intorno ai 620 euro mensili, includendo pasti, pannolini e spese di iscrizione. Una cifra difficilmente sostenibile dalla media delle famiglie italiane. Questa cifra si riferisce al numero massimo di ore, 10. Se ci si attesta su una media di 5 ore giornaliere la cifra stimata per la retta è di 480 euro.
Altroconsumo, oltre all’analisi dei costi su distribuzione territoriale, è andata ad indagare i servizi estivi. Dalla ricerca è emerso che solo 3 asili nido su 7 sono aperti ad agosto, mentre a luglio il 94% delle strutture private sono attive.
La situazione complessiva, tra costi troppo alti per gli asili privati, insufficienza dei servizi per i pubblici ed in generale una risposta inadeguata alle esigenze della famiglia e della maternità (se non a costi insostenibili), fotografa la situazione italiana, che necessita urgenti miglioramenti.
Conclude Cavallo: “Ci auguriamo che l’impegno importante previsto nel PNRR e inserito nel DDL bilancio consenta ai Comuni entro il 2027 di garantire 33 posti negli asili nido ogni 100 bambini residenti tra i 3 e i 36 mesi, con costi delle rette più sostenibili. Questo con l’obiettivo di promuovere la genitorialità condivisa e anche, data la specifica situazione del nostro Paese, in cui una larga parte del lavoro di cura non retribuito pesa ancora sulle donne, per favorire maggiormente l’inserimento di queste ultime nel mondo del lavoro, facilitando la prospettiva di rientro dopo una gravidanza”.