Sulla strada tracciata dall’OMS, prende avvio l’impegno per una salute collettiva nata dalla sostenibilità. Quali sono gli intenti?
Di questi tempi è ancora necessario stilare una dichiarazioni di intenti, nella fattispecie riguardanti la salute? E farlo coinvolgendo i cittadini? Più che mai. In fondo, se la salute è un diritto contenuto nella gran parte delle Costituzioni dei Paesi più sviluppati, questo principio talvolta viene oscurato dalla sottolineatura di altri valori – diciamolo pure – più “produttivi” nel rapporto tra l’individuo e la società.
La tutela è un altro termine “chiave”, vittima anch’esso di una certa scontatezza che lo svuota di ogni significato, e il quale necessita di un nuovo lustro che lo prelevi dalla attuale deriva liquida della salute pubblica. Da questa base sta prendendo forma la Carta della Salute globale, promossa da Cittadinanzattiva, che vedrà la luce entro quest’anno.
Un’iniziativa che esterna già dal nome il suo obiettivo: il raggiungimento della salute globale, indicando gli impegni comuni che coinvolgono sia le istituzioni quanto i cittadini. Si può considerare, questa, come un’inversione di marcia dove i cittadini si manifestano non più come passivi terminali di diritti, ma gregari necessari per la costruzione di un progetto comune mediante dei doveri perseguiti collettivamente.
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La Carta risponde alla visione elaborata dall’OMS per una salute globale, definita “[…] diritto umano fondamentale, nel quale salute e malattia sono considerate risultati di processi non solo biologici ma anche economici, sociali, politici, culturali e ambientali, trascendendo e superando le prospettive, gli interessi e le possibilità delle singole nazioni […]”. Il progetto prende forma dopo un’indagine che Cittadinanzattiva ha svolto sul territorio sia nazionale che europeo, attraverso la sua rete Active Citizenship Network.
Nei 24 Paesi della ricerca, sono stati interpellati cittadini ed associazioni al fine di comprendere il livello di consapevolezza e la sensibilità sul tema della salute globale, e provare a circoscrivere delle macro aree tematiche prioritarie per creare una strategia efficace programmatica della Carta. E queste ultime sono emerse in maniera più che chiara: accesso alla salute per tutti i cittadini; lotta alle disuguaglianze sociali; benessere psicofisico; equa distribuzione della ricchezza; ricerca della sostenibilità.
Costituiscono delle tematiche scese alla luce della ribalta con la pandemia, ma che rischiano di vedersi calare il sipario dal circoscrivere dell’emergenza e dai foschi scenari di guerra. Di qui l’esigenza di preservare dalla cancellazione di diritti operata puntualmente dai conflitti un’esperienza che sta maturando sotto l’egida della pregressa iniziativa della Carta europea dei diritti del malato, e ora nell’ottica dell’Agenda 2030 e della Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo.