Commercio solidale, “Equo garantito” aiuta a difendersi dal greenwashing

Scegliere prodotti sostenibili è un’operazione etica che va protetta. L’associazione “Equo garantito” avvia una campagna di informazione per i consumatori

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(unsplash)

Mangiare in modo sano e nel rispetto dei principi etici di solidarietà e sostenibilità non è semplice. Nel commercio alimentare attuale esistono varie aziende che portano avanti politiche di commercio equo e solidale, come identificarle?

Tra la reale garanzia dell’equità e sostenibilità di un prodotto e la facciata promozionale delle aziende spesso passa un fiume denso di informazioni fuorvianti. Questo è il nuovo fenomeno altresì denominato greenwashing, ovvero la “pulizia verde” di un’azienda che al contrario porta avanti principi tutt’altro che etici. Il nodo centrale è rappresentato dalla filiera. Non basta che ci sia un bollino verde su un prodotto per renderlo sostenibile.

Si deve esaminare tutta la filiera di produzione a partire dai materiali di utilizzo in sede di fabbricazione per poi analizzare l’equità dei trattamenti contrattuali per i lavoratori. E questo discorso coinvolge principalmente le multinazionali, le cui fabbriche sono dislocate in tutto il mondo, anche in Paesi dove le norme sulla sicurezza sul lavoro e sull’equità della retribuzione sono approssimative.

L’associazione “Equo Garantito” porta avanti come principale obiettivo quello di aiutare i consumatori che vogliono scegliere prodotti socialmente ed ambientalmente sostenibili ad orientarsi negli acquisti. A tale fine è partita lo scorso 9 marzo la campagnaPuoi fidarti, è Equo Garantito“.

Gaga Pignatelli, coordinatrice di Equo Garantito, spiega: “Il momento principale è previsto il 16 marzo 2022, in occasione della Giornata internazionale dei diritti dei consumatori. Quel giorno infatti, dalle 18.00 alle 19.30, si svolgerà in diretta sulla pagina FB di Equo Garantito un webinar intitolato Fidarsi è bene? Filiere trasparenti: quando la sostenibilità non è greenwashing”.

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Un’iniziativa pregevole a cui chiunque può accedere. L’associazione, oltre al lavoro di informazione, gestisce un sistema per verificare i requisiti che un’azienda deve rispettare per essere considerata solidale e sostenibile. I presupposti sono stabiliti da uno standard condiviso con l’Organizzazione mondiale del commercio equo e solidale.

La valutazione comprende tre passaggi. L’autovalutazione dell’azienda, la valutazione interna da parte dei lavoratori, e l’esame di un ente certificatore esterno indipendente. Con questo sistema di controlli la garanzia che la facciata equa e solidale di un’impresa corrisponda alla sostanza è concreta.

Per sottolineare come l’Equo e solidale non debba essere assolutamente un semplice slogan Pignatelli conclude: “L’impegno per il rispetto dei diritti umani e per la lotta ai cambiamenti climatici è parte del Dna delle organizzazioni equosolidali, non certamente un’operazione di greewashing e ethicalwashing mirata a conquistare nuove fette di mercato”.

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