Il conflitto in Ucraina ha cambiato le priorità dell’attività del Governo. La riforma delle pensioni è ferma ma c’è una novità
Il conflitto in Ucraina sta avendo delle conseguenze inevitabili non solo sull’economia ma in tuta la linea d’azione dettata dal Governo. Le priorità sono cambiate in virtù delle decisioni da prendere e nelle previsioni degli scenari. La guerra sta condizionando le scelte energetiche del Paese, proiettato verso il taglio della dipendenza dal gas russo.
Inoltre, sono state approvate nuove misure di sostegno militare alla resistenza ucraina all’aggressione di Putin nonché umanitarie. Sotto questo profilo c’è l’accoglienza dei profughi da organizzare. Infine, ci sono i continui aumenti delle bollette di gas e luce che richiedono un ulteriore intervento così come per il carburante.
In questo scenario il Governo si è dato delle priorità In prima analisi il premier vuole dare attuazione al programma previsto dal Pnrr anche perché il conflitto potrebbe condizionare l’investimento dell’Unione per questioni economiche. In questo scenario, insomma, non conviene restare indietro con la programmazione. Inoltre, resta ferma, al momento, la trattativa per la riforma delle pensioni anticipate.
Il tavolo a lungo termine promosso dal Governo con le parti sociali è fermo e non ci sono all’ordine del giorno previsioni di nuovi incontri. Gli scenari potrebbero portare ad un rinvio della riforma con la conferma per il 2023 delle norme in vigore nel 2022. In particolare, Quota 102 potrebbe essere prorogata al 2023 rispetto alla norma che prevede la scadenza al 2022.
La fase di stallo e gli scenari incerti potrebbero far rimandare tutti i discorsi sulla riforma delle pensioni anticipate al 2023. Va ricordato che la trattativa tra Governo e parti sociali in questione riguarda la riforma dell’anticipo della pensione rispetto alla norma ordinaria, ossia la legge Fornero che prevede l’uscita a 67 anni con 43 anni di contributi (42 per le donne).
Leggi anche: Pensioni INPS, aumenti a marzo per questa fascia
A rischiare di più sono tuttavia invece di Quota 102 Ape social e Opzione donna. Queste due norme di anticipo della pensione rispetto a Quota 102 hanno bisogno di un intervento normativo ad hoc per essere prorogate a differenza di Quota 102. In tal caso la strada si fa più complessa vista la situazione e gli scenari.
Leggi anche: Pensioni aprile, servirà ancora il green pass in Posta?
L’Ape sociale è rivolta ai lavoratori con 36 anni di contributi che svolgono un lavoro ritenuto usurante, ai lavoratori con 30 anni di contributi che presentano un grado di invalidità superiore o pari al 74%. Invece, la norma prevista per Opzione Donna, prevede la pensione anticipata con almeno 35 anni di anzianità contributiva; inoltre sono necessari 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti e 59 anni di età per le lavoratrici autonome.