L’aumento dei costi energetici sta facendo lievitare il prezzo del pane. Tuttavia, i prezzi variano molto da un luogo all’altro
Gli aumenti dei costi dell’energia stanno inevitabilmente condizionando i prezzi dei beni di consumo. E’ l’inevitabile conseguenza dei rincari delle bollette di luce e gas alle quali, nelle ultime settimane, si sta aggiungendo al il costo del carburante legato alla distribuzione ei prodotti.
L’inflazione ha così ripreso la sua corsa dopo la prima accelerata avvenuta a partire dalla metà del 2021. In questo scenario si rischia una frenata dell’economia e una contrazione inevitabile dei consumi. Molte famiglie e piccole imprese dovranno rimodulare le proprie spese e i costi per andare avanti.
Tra i beni che sta subendo i maggiori aumenti e che è alla base della quotidianità di ogni cittadino italiano è i pane. I forni elettrici consumano di più e ulteriori aumenti sono previsti per l’acquisto della farina. Gran parte del grano importato in Italia, infatti, arriva da Ucraina e Russia ed ora si dovrà virare sul nord America.
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Il Corriere della Sera ha intanto effettuato uno studio in Italia scoprendo che il prezzo del pane può variare in maniera anche notevole da un luogo all’altro. A Ferrara, ad esempio, c’è il record italiano attuale del prezzo del pane, venduto a 9,8 euro al chilo. Un prezzo ben al di sopra di quello medio italiano che equivale a 5,31 euro al chilo. Il secondo posto della non piacevole classifica è occupato da Forlì, dove il prezzo più alto è di 9 euro al chilo. L’Emilia Romagna si aggiudica anche altre posizioni rilevanti con Bologna, in sesta posizione con 6,4 al chilo; Modena, al nono posto con 6 euro al chilo.
Per quanto riguarda le province dove il pane costa di meno bisogna scendere al Sud. Capolista assoluta è Napoli dove il prezzo massimo del pane è venduto a 2 euro al chilo. Le province più economiche dopo il capoluogo campano sono Cosenza (2,5 euro) e Benevento (2,65 euro).Intanto il presidente di Assoutenti ha spiegato le cause dei rincari al Corriere: “Sui listini di prodotti come pane e pasta pende oggi la spada di Damocle della guerra in Ucraina che ha fatto impennare le quotazioni internazionali non solo del grano, ma anche del gas e del petrolio.”
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“Per tale motivo – prosegue Furio Truzzi – esiste il rischio di concreto di nuovi rialzi dei prezzi compresi tra il +15% e il +30% per una moltitudine di prodotti di largo consumo, dalla pasta ai dolci, passando per pane, crackers e biscotti”, conclude il presidente. Un vero allarme, quindi per il paniere dei beni di consumo fondamentali. Gli aumenti dei beni primari rischiano di azzerare le iniziative del Governo per tagliare Irpef e aumentare il sostegno alle famiglie con figli a carico.