Le comunicazioni circa i redditi da lavoro devono essere quanto più precise possibili. Si rischia di non ricevere rimborsi quest’anno
Ogni anno arriva il momento doloroso della dichiarazione dei redditi e del pagamento delle tasse. Ed ogni anno non ci si abitua. Il momento per iniziare a recuperare gli incartamenti è la primavera, anche se le date di scadenza solitamente iniziano a giugno. Il 16 marzo è il giorno entro cui i datori di lavoro devono inviare all’Agenzia delle Entrate ed al dipendente la CU, la certificazione unica sui redditi dell’anno prececente.
Il documento è comprensivo di guadagni, detrazioni, permessi, ferie maturate o non, e tutti i dettagli necessari. Ogni mese, con la busta paga, il dipendente vede sottrarre una porzione di stipendio per il pagamento dell’Irpef, in base al reddito complessivo supposto del lavoratore, ed allo scaglione reddituale di riferimento. Ciò significa che l’Irpef viene pagata dal dipendente durante l’anno.
Di conseguenza, al momento della dichiarazione dei redditi, è frequente che l’Agenzia delle Entrate invii un rimborso, perché le detrazioni supposte superano quanto effettivamente dovuto al fisco. Ma in questo caso il rimborso si può perdere.
Il perno è il sistema progressivo della tassazione Irpef, la cui percentuale è identificata dagli scaglioni che corrispondono ognuno ad una fascia di reddito da lavoro. Di conseguenza, il datore di lavoro applica la percentuale dello scaglione per il lavoro che il dipendente svolge. Se il lavoratore ha altri lavori, o percepisce Naspi o altri ammortizzatori sociali su cui si pagano le tasse, deve darne comunicazione al datore di lavoro.
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Infatti il rischio è che senza che il datore lo sappia, si scavalli lo scaglione passando a quello superiore, con detrazioni maggiori. Ma l’Agenzia delle Entrate ne è comunque a conoscenza. Quindi tutto ciò che non è dovuto durante l’anno, va conguagliato con la dichiarazione dei redditi. In questo caso niente rimborso da parte dell’Agenzia ed anzi, si dovrà pagare una differenza.