Il perno della campagna è il vuoto a rendere, cioè un deposito cauzionale sulla platica che viene restituito al consumatore virtuoso
L’Italia, con quasi 8000 Km di coste marine, è uno dei principali inquinatori del Mediterraneo. Responsabili di ciò, oltre alla dispersione delle acque reflue e degli scarichi industriali, sono in gran parte le bottiglie di plastica. Infatti, la plastica monouso per le bevande è considerata una delle cause maggiori della compromissione della flora e fauna marittime.
Come arginare questa deriva ambientale? Innanzitutto partendo dalla consapevolezza dei consumatori. L’utilizzo di acqua minerale confezionata in plastica è molto diffuso. Ma se non si riesce ad agire sui packaging industriali almeno ci si può provare con la coda della filiera, chi acquista.
Ed in questo gioca un ruolo fondamentale il “vuoto a rendere”. Si tratta di una cauzione sulla bottiglia di plastica, che può variare dai 10 ai 25 centesimi, e che viene restituita all’acquirente quando la confezione vuota della bevanda viene riportata al punto vendita. Nella lista dei Paesi che già portano avanti tale iniziativa troviamo diversi stati europei, USA, Canada, Australia, Oceania e alcuni Paesi del medio Oriente.
Anche l’Italia, con i suoi 7 miliardi di contenitori per bevande che sfuggono al riciclo e finiscono in mare, dovrebbe tentare. Ma è necessaria una sensibilizzazione ad hoc, anche per far comprendere ai consumatori che il deposito cauzionale non ha una funzione punitiva, ma d’incentivo. Infatti, come purtroppo si sa, pochi valori etici motivano più del risparmio economico.
Leggi anche: Parte a Siena il corso universitario di Sostenibilità Ambientale
Leggi anche: FederBio: riconvertire per combattere la siccità e la speculazione
Ciò è confermato dai dati. In Germania, dove la cauzione corrisponde a 0,25 centesimi, si è riusciti a raggiungere il risultato del 98% del ritorno delle confezioni di plastica. Al contrario, nel Connecticut, dove la cifra è di 0,005 dollari, la percentuale scende al 50%.
E nel nostro Paese una campagna di sensibilizzazione sul tema è stata lanciata dall’associazione Comuni virtuosi insieme a 14 organizzazioni. Il nome dell’iniziativa è “A buon rendere”, ovviamente calzante con l’obiettivo.
La campagna ha promosso una petizione ed un sondaggio per coinvolgere la popolazione nel “vuoto a rendere”, cercando di portare dalla propria parte le aziende che producono le bevsnde ed i punti vendita di distribuzione. La legislazione italiana, nel frattempo, è pronta per accogliere questo tipo di proposta sui consumi. Nel 2021, è stato introdotto dal Governo uno specifico emendamento che apre la strada ad un nuovo corso del riutilizzo, dove la fase più virtuosa porta in scena attivamente i cittadini.