Agenzia delle Entrate, chi rischia la stangata Irpef

In taluni casi il lavoratore deve dare comunicazione al datore di lavoro dei propri redditi complessivi. Rischia tasse salate

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Tasse (Foto Pixabay)

Il rapporto fra dipendente e datore di lavoro, per quanto riguarda gli oneri fiscali, si concentra più o meno in questo periodo. Il 16 marzo, infatti, è il giorno ultimo in cui il datore di lavoro è tenuto a trasmettere le CU sia all’Agenzia delle Entrate che al dipendente. Questo modello indica i redditi percepiti dal dipendente nell’anno fiscale in corso, ovvero l’anno temporale precedente.

Queste informazioni sono fondamentali ai fini della dichiarazione dei redditi. Quello che spesso succede con le buste paga non particolarmente alte, è che alla fine non si debba pagare l’Irpef. Questo perché il datore di lavoro applica delle detrazioni Irpef in ogni singola busta paga, sulla base di un supposto reddito totale annuale. Ricordiamo che la percentuale Irpef si paga in base a scaglioni di reddito predeterminati.

Agenzia delle Entrate, quale comunicazione è meglio non omettere

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Dichiarazione dei redditi (Foto Adobe)

Con il ragionamento soprastante risulta chiaro che la porzione di Irpef sottratta mensilmente dalla busta paga del dipendente, è supposta in base al reddito di quel singolo lavoro. Ma se un dipendente ha più di un lavoro, o percepisce la Naspi, o altri sostegni pubblici sui quali viene applicata l’imposta, ne deve dare comunicazione al datore di lavoro.

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Nella CU, infatti, la detrazione è affidata allo scaglione di riferimento a cui il datore di lavoro pensa che il dipendente appartenga. Se si hanno altri redditi di lavoro di cui il datore non è a conoscenza, si rischia di scavalcare scaglione. Questo significa che le detrazioni Irpef dalla busta paga non saranno sufficienti, ed in sede di dichiarazione dei redditi si dovrà pagare la rimanenza all’Agenzia delle Entrate.

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