Le agevolazioni per figli disabili sono erogate a fronte di determinate richieste. Se ci sono errori si rischia di dover restituire l’intera somma
Il fisco, per legge, mette a disposizione dei contribuenti la possibilità di richiedere detrazioni fiscali per i figli, in quota superiore se il figlio è disabile. Questa possibilità, fino al 2021, era messa in pratica attraverso gli assegni al nucleo familiare, che consentivano la detrazione direttamente dalle trattenute della busta paga, aumentandone così l’importo.
Dal 2022 l’assegno al nucleo familiare è stato sostituito dall’assegno unico ed universale, ed anche la sua gestione ha cambiato mano. Infatti l’assegno al nucleo familiare era erogato direttamente dal datore di lavoro su richiesta del contribuente, mentre l’assegno unico è gestito dall’Inps.
Ma per la dichiarazione dei redditi 2022 si deve far riferimento all’anno fiscale 2021, in cui l’assegno unico non c’era ancora. E di conseguenza è bene augurarsi che le dichiarazioni sui figli siano corrette, o si dovrà restituire la somma all’Agenzia delle Entrate.
Detrazioni figli disabili, con quale errore si rischia la restituzione?
Per l’assegno al nucleo familiare le detrazioni erano distribuite in base alle carattestiche della famiglia. Per ogni figlio a carico la somma sottratta alle trattenute Irpef era di 950 euro. Questa cifra saliva a 1.220 nel caso di minori di età inferiore ai 3 anni. I figli disabili avevano accesso ad un’ulteriore maggiorazione. 1.350 euro per i disabili sopra i 3 anni e 1.620 per quelli con età inferiore.
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Nel caso in cui il figlio svolga un’attività lavorativa, il reddito annuo non deve superare i 4.000 euro. Nel caso in cui si percepisse la Naspi, o nel caso di mutate e migliorative condizioni economiche familiari, il titolare della prestazione deve presentare apposita comunicazione al datore di lavoro. In caso contrario, nella presentazione della dichiarazione dei redditi rischia di dover restituire la somma indebitamente percepita per i figli.