Istat e UNAR hanno pubblicato con un comunicato stampa le rilevazioni riguardo le discriminazioni in ambiente lavorativo e non, nei confronti delle persone LGBT+ in particolare concentrandosi su quelle che al momento fanno parte di una unione civile o che lo sono state in passato
I dati raccolti da Istat e UNAR sono decisamente interessanti e sotto alcuni aspetti ci danno una piccola speranza per quello che riguarda la cultura dei luoghi di lavoro anche se c’è ovviamente molto da fare. Prima di passare a guardare gli aspetti negativi emersi da questa misurazione Istat vediamo almeno una parte del bicchiere mezzo pieno. C’è per esempio un 92,5% che ha dichiarato che sul luogo di lavoro c’era almeno una persona a conoscenza del proprio orientamento sessuale. Mentre quasi il 60% ha dichiarato di non aver avuto problemi nel parlare della propria vita privata.
Ma a questo quasi 60% corrisponde un 40,3% che invece ha evitato di parlare della propria vita privata tenendo quindi nascosto il proprio orientamento sessuale come addirittura una persona su cinque ha affermato di non frequentare fuori dall’ufficio o dal luogo di lavoro i colleghi per non dover per forza rivelare questo aspetto della propria identità. Molto preoccupante è anche quello che riguarda le discriminazioni subite che hanno colpito una persona omosessuale o bisessuale in unione civile su tre, mentre una persona su cinque ha dichiarato di essersi trovata almeno una volta all’interno di un clima lavorativo ostile o addirittura aggressivo. Come pure deve far riflettere il fatto che quasi il 50% di chi ha partecipato alla rilevazione Istat ha dichiarato di aver subito un episodio di discriminazione a scuola oppure all’interno dell’università.
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E non ci sono soltanto le micro-aggressioni e le discriminazioni sul luogo di lavoro: quasi il 40% di chi si trova in una unione civile o era in una unione civile ha dichiarato di aver subito discriminazioni in altri ambiti della propria vita compresi i rapporti con i vicini di casa, sui mezzi di trasporto e nella ricerca di un’abitazione.
La società sembra in generale ancora molto poco propensa ad accettare le unioni di persone dello stesso sesso se quasi il 70% di chi ha partecipato alla rilevazione Istat (per la precisione il 68,2%) dichiara di non voler tenere in pubblico per mano il proprio compagno o la propria compagna temendo di essere aggredito, minacciato o molestato in qualche modo. E il 52,7% tiene il proprio orientamento sessuale per sè per gli stessi motivi.