Dolore testicoli? Potrebbe nascondersi questa malattia (non grave)

Dietro l’infiammazione può celarsi una malattia sessualmente trasmissibili che si può affrontare con farmaci specifici. Di cosa si tratta?

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Clamidia (Foto Adobe)

Fonte articolo: IRCCS Humanitas Research Hospital

Il dolore ai testicoli può presentare dei tratti sia temporanei che più prolungati: i primi causati dall’insorgere di problematiche varie, dai traumi alle infiammazioni, oppure semplicemente dovuti all’abbigliamento aderente; nei secondi, le cause sono più profonde e non possono esimere il malato dal richiedere una visita specialistica dall’andrologo, necessaria per escludere eventualmente patologie molto serie.

Gli organi genitali maschili sono sollecitati da diverse cause patologiche, sintomi più o meno manifesti, sia in età adolescenziale che in età adulta; e possono essere interessati entrambi i testicoli o singolarmente. È molto frequente correlare i lievi fastidi (in particolare), all’attività fisica e, non marginalmente, ai rapporti sessuali. In quest’ultimo caso le malattie, non per forza gravi, assumono l’aspetto di infezioni scatenanti dall’azione batterica interna.

Testicoli: questa malattia può dare dolore

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Clamidia (Foto Tatiana Shepeleva on Adobe)

La malattia che, con tutta probabilità, si manifesta con sintomi lievi e senza particolari fastidi accentuati, è la clamidia. Appartiene alla famiglia delle malattie sessualmente trasmesse ed è causata dall’infezione batterica dovuta a un microrganismo, la Clamidia Trachomatis; questo batterio si trasmette prevalentemente mediante rapporti sessuali e fa della clamidia una malattia fondamentalmente asintomatica che colpisce in maggioranza le donne, ma non esclude, come detto, la sfera maschile.

In considerazione dell’alta incidenza intorno ai vent’anni, perciò all’inizio della vita sessuale attiva, sono i rapporti sessuali non protetti, vaginali, anali e orali, a favorire la trasmissione del batterio; ma la manifestazione silente della malattia ha generato una generalizzata sottovalutazione dei rischi, introducendo la clamidia tra le malattie sessualmente trasmesse più diffuse al mondo, a fianco di gonorrea e sifilide (quelle che in passato erano chiamate “malattie veneree”).

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In taluni casi, i sintomi ci sono, ma sono di natura transitoria e lieve; oltre al già citato dolore testicolare, le manifestazioni più osservate di frequente sono inoltre: dolore mentre si urina (dolore minzionale); macchie arrossate sui genitali; dolori al basso ventre o senso di peso; prurito genitale e pubico; dolore rettale; ingrossamento dei linfonodi inguinali. A un livello progressivo, l’infiammazione potrebbe aggravarsi sotto forma di dolori addominali, febbre, diarrea, nausea.

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È sufficiente una corretta vita sessuale, un’opportuna igiene durante i rapporti sessuali e l’utilizzo del preservativo per ridurre almeno la percentuale di rischi – sebbene siano indicazioni non del tutto risolutive – che possono indurre alla diminuzione della funzione degli organi riproduttivi. La diagnosi della clamidia è semplice: si procede con un tampone uretrale o anale, oppure con un test colturale delle urine, per rilevare la presenza del batterio; nei casi più complicati, è opportuno ricorrere alla laparoscopia.

I sintomi anomali, analogamente, impongono un tempestivo ricorso al medico curante, il quale provvederà a prescrivere la somministrazione di antibiotici mirati: all’incirca quindici giorni saranno sufficienti per debellare l’infezione, ma non ad eliminare i danni causati negli organi.

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