Allarme ISDE, le famiglie pagano caro i danni dell’inquinamento atmosferico domestico

Diffusi da ISDE i dati di un nuovo studio realizzato in collaborazione con European Public Health Alliance riguardo quelli che sono i danni anche economici che le famiglie italiane subiscono a causa dell’energia che viene utilizzata in casa sia per il riscaldamento sia per la cottura dei cibi

Inquinamento domestico (foto: Unsplash)

Nello studio, ISDE sì è proprio occupata della situazione in Italia che, come riporta il comunicato stampa della stessa associazione, è tale per cui in media ogni famiglia spende 180 euro ogni anno per curare malattie e condizioni prodotte dall’inquinamento atmosferico, a sua volta generatosi a causa dell’utilizzo che dell’energia si fa dentro le case. Dall’Associazione Medici per l’Ambiente Italia si ribadisce come tra i sistemi di riscaldamento le stufe a legna siano le peggiori in assoluto.

Nel comunicato si legge per esempio che “l‘inquinamento atmosferico è considerato il principale rischio ambientale per la salute” e vengono poi riportati a titolo esemplificativo gli italiani morti solo nel 2019 a causa dei livelli troppo alti di PM 2.5: 49.900. E la metà circa delle emissioni di PM 2.5 arriva proprio dall’uso che le famiglie fanno dentro casa dell’energia, sia per il riscaldamento sia per la cottura dei cibi. Il nostro Paese spende in totale ogni anno per curare le malattie prodotte dall’inquinamento 4,6 miliardi di euro, una cifra superiore a qualunque altro Paese europeo.

A fare poi maggiormente i conti con questo inquinamento sono fasce di popolazione cui invece occorrerebbe prestare maggiore attenzione: anziani, bambini, donne incinte e chi soffre di patologie. C’è poi una differenza anche rispetto ai già citati 180 euro di media. Nelle zone densamente abitate, quindi nelle città, questo costo cresce ulteriormente rispetto alle aree rurali soprattutto a causa del fatto che in queste ultime l’inquinamento è mediamente inferiore.

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Paradossalmente, viene sempre ricordato nel comunicato di ISDE, la Commissione Europea finora non ha inserito riscaldamento e cottura dei cibi tra le fonti di inquinamento nonostante quello prodotto dagli edifici residenziali generi per i sistemi sanitari costi superiori rispetto all’inquinamento prodotto dei trasporti contro cui invece siamo abituati a scaldarci anche come comuni cittadini. La situazione però fortunatamente sta cambiando.

La questione legata al riscaldamento è particolarmente delicata, e lo ricorda il dottor Paolo Lauriola membro del consiglio direttivo di ISDE, adesso che con la crisi dell’energia molti potrebbero essere spinti a utilizzare la legna e altri combustibili molto inquinanti in casa mentre, come spiega bene la direttrice generale di EPHA, Dott.ssa Milka Sokolović, adesso è invece proprio il momento di far sì che le case siano alimentate da fonti rinnovabili e pulite. Da parte di EPHA e di ISDE arriva quindi l’appello a tutti i leader politici perché si inneschi un “grande cambiamento pulito” e si aiutino “le famiglie a passare alla cucina e al riscaldamento puliti“.

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