Pubblicato da European Environment Agency il nuovo status 2022 sulla qualità dell’aria

EEA, European Environment Agency, ha pubblicato un nuovo briefing che prende in esame la qualità dell’aria e le percentuali di sostanze inquinanti nei Paesi che compongono l’Unione Europea ma non solo

Inquinamento in Europa (foto Unsplash)

La situazione che ne risulta è che in tutta Europa i livelli degli inquinanti stabiliti dalle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità vengono ampiamente superati con importanti conseguenze sulla salute dei cittadini. Ma il fatto che in tutta Europa non si riescano a rispettare i limiti indicati dall’OMS non può essere una scusa per ciò che è emerso riguardo il nostro Paese.

Nei paragrafi di apertura si fa innanzitutto riferimento agli anni a cui si riferiscono i dati: 2020 e 2021. E se nel primo paragrafo del briefing si legge proprio che tutti i Paesi dell’Unione Europea si trovano sulla stessa barca per quello che riguarda lo sforamento dei valori indicati dall’OMS, le misure di lockdown del 2020 hanno avuto un minimo impatto positivo sulla qualità dell’aria costringendo a una riduzione pressoché totale delle attività legate in particolare ai trasporti.

Bloccando il traffico per esempio si è notata una netta diminuzione del biossido di azoto con picchi che hanno raggiunto anche il 70% mentre più in generale la concentrazione annuale di questo inquinante nelle più grandi città di Francia, Italia e Spagna è diminuita fino al 25% rispetto ai valori degli anni precedenti.

Nonostante ciò, si legge poco più sotto del briefing “l’inquinamento dell’aria è ancora una grossa fonte di preoccupazione per la salute dei cittadini europei”. E nello specifico in Italia e nell’Europa Centro Orientale ci sono stati picchi di particolato e benzo[a]pirene, sostanza cancerogena: il picco è dovuto principalmente all’utilizzo di combustibili solidi per il riscaldamento domestico e al loro utilizzo nelle attività industriali.

Tra l’altro il briefing sottolinea come nonostante ci sia stata una riduzione di alcuni inquinanti nel corso del 2020 a causa del lockdown generato dalla pandemia, “la maggior parte della popolazione che vive in città nell’Unione Europea è stata esposta a livelli di inquinanti atmosferici chiave che sono dannosi per la salute. In particolare, il 96% della popolazione urbana è stata esposta a una concentrazione di PM 2.5 superiore alla linea guida del 2021 dell’OMS”. Il briefing è accompagnato da una serie di immagini che rappresentano graficamente la concentrazione dei vari inquinanti.

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Prendendo per esempio il PM10 nel 2020 si nota purtroppo proprio come nella zona della Pianura Padana e in prossimità della costa compresa tra Roma e Napoli si siano registrate concentrazioni superiori a 50 microgrammi su metro cubo e in alcuni casi superiori a 75 microgrammi su metro cubo quando il limite stabilito dall’Unione Europea è proprio di 50 microgrammi su metro cubo al giorno.

Un discorso simile riguarda l’esposizione alle PM 2.5 per cui però si nota una colorazione più diffusa in tutto lo Stivale e in particolare la colorazione che indica una esposizione appena sotto e appena sopra il limite europeo e ben al di sopra di quello stabilito nelle linee guida dell’OMS. Sapere che altri Paesi si trovano nella nostra stessa situazione ovviamente non può farci piacere e anzi deve spronarci a cercare di raggiungere invece i valori di altri Paesi come Francia e Germania o addirittura quelli dei Paesi scandinavi che registrano valori inferiori o pari a 5 microgrammi su metro cubo annui.

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