La pandemia è stata imputata di aver aumentato notevolmente i disturbi psicologici nella società. Alcuni psicologi sostengono che l’effetto pandemia sia solo di detonazione
Pandemia e malessere psicologico. Quanto se ne è parlato e quanto si è reso necessario un intervento istituzionale. Negli ultimi due anni sono proliferati i corsi di mindfulness, meditazione, rilassamento etc. Le richieste di aiuto psicologico anche online hanno incrementato notevolmente il lavoro dei professionisti del settore. Lo Stato ha varato ed approvato un bonus psicologo, un sostegno economico per le cure della salute mentale, prima volta nella storia del Paese.
Insomma, dai fatti sembra proprio che la pandemia, le restrizioni e l’insicurezza per il futuro abbiano fatto saltare un equilibrio che in molti ricordano come sereno e pacificato nel 2019. Siamo proprio sicuri che sia così? Anche se la mente ricorda con nostalgia il periodo in cui le mascherine erano fuori dallo scenario pubblico, la pandemia non può essere messa sul banco d’accusa per tutti i mali attuali.
Specialmente quelli psicologici. Il Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi stima che negli ultimi anni “tutto il mondo dimostra un significativo aumento di sintomi depressivi (dal 12,9% al 25,2%) e sintomi ansiosi (dal 11,6% al 27,1%), anche nella popolazione under 18″.
Alcuni psicologi, nella prospettiva sistemico relazionale, sostengono che non esiste una casualità lineare tra gli eventi, ma che i meccanismi sono circolari. Di conseguenza la pandemia non può essere la causa diretta dell’aumento generale del malessere psicologico, semmai ha fatto da detonatore.
E’ molto più probabile che la parvenza di normalità pregressa facesse tollerare a stento determinate (in)stabilità all’interno delle famiglie. L’assenza dei rapporti con l’esterno e l’incremento dello stress hanno fatto saltare quei facili equilibri che già precedentemente erano compromessi.
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Lo sostiene senza troppi indugi “State of mind”, la rivista delle scienze psicologiche. Ma il fatto che il malessere psicologico sia emerso anziché rimanere sepolto in un angolo della personalità, a parere degli esperti è un fatto positivo perché rappresenta il primo passo del percorso terapeutico.
Con l’ansia collettiva per la pandemia si è trovato un nemico comune, e molte persone hanno potuto sperimentare l’occasione di chiedere aiuto e iniziare a risolvere problematiche che con il virus hanno poco a che fare. Se il detto “non tutto il male viene per nuocere” può essere considerato saggio, allora è l’occasione giusta per utilizzarlo.