Sono milioni gli italiani che hanno dei soldi fermi sul proprio conto corrente ma questo non è affatto producente
Gli italiani sono storicamente degli infaticabili risparmiatori e, ai giorni nostri, a confermarlo sono i numeri dei depositi bancari. Secondo l’Associazione Banche d’Italia, infatti, lo scorso anno la liquidità in banca degli italiani ha superato gli 1,8 miliardi di euro. Con l’avvento della pandemia, poi, i risparmi in banca sono notevolmente aumentati ma molto spesso non investiti.
Tenere dei soldi fermi sul conto corrente, infatti, non è mai producente anzi, nel breve periodo si perdono addirittura. Il consiglio invece è quello di investirli: in questo modo, infatti andrebbero a fruttare e non si perderebbero. La causa della perdita dei soldi sui conti correnti è legata all’inflazione.
Conto corrente, ecco perché non è un bene tenerli fermi
Tenere i soldi fermi sul proprio conto corrente fa perdere circa il 18% dei risparmi in 10 anni. Questo accade perché l’aumento del costo della vita porta inevitabilmente alla perdita del potere di acquisto ai soldi. Con l’inflazione e con gli stipendi che restano sempre gli stessi la capacità di acquisto cala e la stessa cosa accade anche per il conto corrente bancario.
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Se con i soldi presenti oggi sul nostro contro corrente compriamo un determinato bene, lo stesso bene non potrà essere acquistato l’anno prossimo o tra qualche anno. Analisi e stime di questo genere sono molteplici. E questo accade a causa dell’inflazione che, di fatto, fa perdere il valore di un risparmio. Uno studio recente ha messo in luce come i risparmi sul conto corrente presenti oggi, nel 2032 faranno registrare una perdita di 18 punti percentuali.
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Per fare un breve esempio pratico, se sul nostro conto corrente oggi abbiano 10mila euro fermi lì, nel 2032 gli stessi soldi varranno 8.200 euro. Una stima che considera sia la crescita generale dei prezzi e dei tassi di interesse negativi. Per spiegare bene questo passaggio sottolineiamo che i 10mila euro restano tali anche dopo i dieci anni. Quello che cambia è il valore del bene che oggi si può comperare e che tra 10 anni non si potrà più avere con gli stessi soldi.