Con la Pasqua che si avvicina ovviamente il mercato del cacao e del cioccolato sono in fermento. Ma dietro la carta colorata di tante uova di Pasqua si nasconde purtroppo ancora una filiera con molti punti oscuri
Per capire come fanno le fave di cacao coltivate principalmente in alcune zone dell’Africa a trasformarsi in cioccolatini, barrette e uova e soprattutto a che prezzo umano e ambientale, abbiamo preso come punto di riferimento il sito di Altromercato. Altromercato è una realtà che cerca di portare la sostenibilità nel maggior numero possibile di filiere produttive. Compresa quella del cacao. Ma per capire cosa fa, sul suo sito ufficiale racconta anche nel dettaglio cosa succede nel grande circo del cacao mondiale.
Come riportato dal sito dell’impresa sociale, in totale la coltivazione del cacao e la sua lavorazione coinvolgono un totale di 5 milioni di persone tra America Latina, Africa e Asia. E a produrre quasi la totalità del cacao che troviamo nelle diverse forme in negozi e supermercati è una rete di piccole piantagioni a conduzione familiare dall’estensione minima. Paradossalmente però, nonostante formino una così larga percentuale della produzione, ai produttori arriva solo il 7% circa del valore aggiunto calcolato a partire dalla vendita del prodotto finale. Dove va quindi a finire la maggior parte del guadagno?
A trarre i benefici maggiori sono le multinazionali della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti a base di cacao. I produttori di cacao vivono in condizioni di povertà e in zone in cui rimangono marcate le disparità di genere e l’arretratezza per quello che riguarda le infrastrutture.
Per capire quanto sia sbilanciata la situazione possiamo prendere altri numeri sempre dalla pagina che Altromercato dedica alla filiera del cacao. L’Africa contribuisce con il 73% delle coltivazioni al cacao mondiale ma circa la metà del cioccolato che viene prodotto finisce consumato da noi europei, un altro 20% va negli Stati Uniti, un 9% in America Latina, un altro 4% in Canada e solo il 3% del cioccolato che deriva dal lavoro dei coltivatori africani viene poi consumato in Africa.
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E purtroppo, come rileva invece una indagine svolta dall’università di Chicago, il cacao pagato sempre meno sta generando situazioni critiche per i lavoratori. In Costa d’Avorio, uno dei Paesi maggiori produttori di cacao, a fronte di una diminuzione del prezzo del cacao, che ha portato a sua volta a un calo nel reddito dei produttori, è aumentato il lavoro minorile. Bambini che vanno ad aumentare ancora di più le già drammatiche cifre dell’Organizzazione Internazionale del lavoro delle Nazioni Unite: due terzi di tutti i bambini del mondo costretti a lavorare sono in Africa.
Aggiungendo a questo dato quello riportato da Cocoa Barometer relativo al 2018 e che registra 2,1 milioni di bambini impiegati in Costa d’Avorio e Ghana proprio nelle piantagioni di cacao, è evidente come questa filiera produttiva nasconda tutta una serie di dinamiche abiette cui si uniscono anche i possibili danni ambientali.
Non è difficile intuire infatti che per aumentare l’estensione dei territori in cui è possibile coltivare le piante del cacao si ricorra alla deforestazione selvaggia. Come consumatori finali del cioccolato in qualunque sua forma, dobbiamo quindi renderci conto da dove proviene il cacao che stiamo mangiando e cercare di spostare con il peso di ogni nostro singolo acquisto la bilancia verso un modello più virtuoso, sostenibile e giusto.