Cartelle esattoriali, ecco quelle che non vanno più pagate

La ripresa dalla pandemia ha dettato anche un ritorno alla normalità per l’economia e per le sospensioni delle imposte

Cartelle esattoriali
Cartelle esattoriali (Foto Adobe)

L’addio allo stato di emergenza nazionale dovuto alla pandemia sta riportando il Paese alla normalità. Se non tutte le misure sanitarie sono proprio state cancellate, almeno per il momento, per quanto riguarda l’economia e le misure di sostegno motivate dalla pandemia, il ritorno alla situazione precedente al Covid è ormai consolidata.

Rientrano in questo scenario anche le agevolazioni che hanno sospeso i pagamenti di imposte, contributi e cartelle esattoriali relativi a mancati pagamenti del passato. Durante il periodo peggiore della pandemia è stata data la possibilità si stralciare i debiti fiscali del passato fino a 5.000 euro. Tuttavia, dopo varie proroghe non si può più accedere a questa agevolazione.

Cartelle esattoriali, i termini di pagamento

Cartelle esattoriali
Cartelle esattoriali (Foto Adobe)

Pertanto, stanno già da tempo riprendendo le spedizioni delle cartelle esattoriali da parte degli enti preposti alla riscossione. Tuttavia, quando arriva una cartella, è sempre opportuno controllare specie nel caso in cui si tratti di una cartella cumulativa di più tributi messi insieme nello stesso documento.

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Infatti, può accadere che tra arretrati da pagare ci siano imposte o tasse non più dovuto o perché prescritte o perché condonate. Pertanto, quando arriva una cartella esattoriale, è opportuno controllare innanzitutto ogni voce relativa al tipo di tributo perché ad ognuna di essere può essere associato un termine già scaduto.

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E’ necessario verificare, quindi, l’estratto conto della cartella esattoriale che contiene la distinzione di ogni tributo e l’ente impositore oltre agli importi dovuti e l’anno di riferimento dell’imposta o tassa. Per il caso dell‘Irpef, ad esempio, se sono passati 10 anni, l’imposta è andata in prescrizione. Ci sono, però, delle sentenze che hanno spostato il termine a cinque anni anche se la Cassazione non le ha sostenute.

Stesso termine di pagamento riguarda anche l’Iva non pagata. Se sono trascorsi 10 anni non è più dovuta. Stesso termine anche per le imposte di registro. Invece, per quanto riguarda le imposte che riguardano la casa, ossia Imu, Tasi e Tari, il termine è di cinque anni. Stesso termine anche per i contributi previdenziali dovuti all’Inps e altre casse. Lo stesso termine di cinque anni riguarda anche la prescrizione delle multe stradali mentre per quanto riguarda il bollo auto, l’imposta sul possesso di veicoli, la scadenza è a tre anni.

 

 

 

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