L’attuale decollo dell’inflazione potrebbe porre non pochi ostacoli a coloro che necessitano di un finanziamento. Vediamo perché
Come in un esercizio di ciclicità, siamo passati dall’emergenza sanitaria di ieri agli eventi bellici europei di oggi, alle crisi energetiche senza risparmiarci lo scoppio delle bolle finanziarie. La cultura odierna, oltre all’esperienza degli eventi, insegna che tali ambiti, per quanto macroscopici, non sono senza conseguenze sulla vita particolare di ognuno di noi e pensarla diversamente è, purtroppo, soltanto una chimera. Tutte le oscillazioni di questo metabolismo economico alquanto disastrato, stanno contribuendo ad una eccezionale fluttuazione dei prezzi di beni e servizi, nonché dei tassi d’inflazione e tassi di interesse sul costo del denaro e dei rendimenti.
In Italia, la congiuntura si sta esprimendo, in questi ultimi mesi, nei termini critici dell’inflazione, giunta ad assestarsi su livelli preoccupanti e senza precedenti negli ultimi venti anni, per consumatori e risparmiatori. Per loro viene ad accentuarsi, come accade solo in circostanze straordinarie, la forbice dove schizza il costo della vita – con le sue oscillazioni sugli interessi di debito – a scapito della variazione deteriore del valore stimato sui profitti personali; chi ha investito la propria fiducia nel futuro acquistando una casa e ricorrendo alla sottoscrizione di un mutuo, non può che osservare gli effetti attuali sulle garanzie di rifondere la liquidità richiesta.
È altamente prevedibile come nei prossimi mesi, le rate dei finanziamenti subiranno dei forti aumenti, preceduti dall’attuale manifestarsi, come detto, degli alti tassi d’interesse. Questi ultimi rappresentano la variabile emblematica sulla decisione da parte di un istituto di credito di concedere un mutuo; più sono alti, e più sarà salato il prestito, come il principio economico di interesse comanda.
Essendo la casa la finalità principale della maggior parte dei finanziamenti, gli effetti non potevano mantenere illeso il settore immobiliare: da subito, l’inflazione si è insinuata sul costo dei mutui a tasso fisso gravando in maniera particolarmente incisiva; ma è solo una questione di tempo, quella per la quale contagerà a breve anche i finanziamenti a tasso variabile. Tendenzialmente l’incremento inflazionistico si è di recente riversato sul tasso Eurirs: chi ha sottoscritto un mutuo a tasso fisso ventennale, ha visto il tasso Eurirs raddoppiarsi nell’ultimo trimestre, dallo 0,6% all’1,40%.
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La garanzia del tasso fissa consente pertanto ai sottoscrittori di gennaio di pagare con tranquillità le rate, rimaste fisse; meno fortunati coloro che firmeranno oggi un contratto di mutuo. Le prime preoccupazioni potranno riguardare presto anche gli aderenti al tasso variabile perché il tasso Euribor (a cui sono legati i contratti di mutuo a tasso variabile) potrebbe aumentare, per decisione della BCE, in vista del rialzo del costo del denaro intorno al mese di settembre prossimo.
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L’alternativa che si palesa ai clienti della banca è quella di passare da un mutuo a tasso variabile a uno col tasso fisso; è una decisione che deve essere presa di concerto con il proprio istituto, ma non bisogna escludere la possibilità di trasferire il mutuo presso un altro istituto bancario che offrisse condizioni più convenienti. Altrimenti, se l’intenzione è quella di acquistare una casa nei prossimi mesi, è bene firmare oggi il prestito per fissare le condizioni tutelandole dai rialzi.